L’Italia è un Paese alpino senza sbocchi sul mare. Un po’ come l’Austria. Per questo lady Garbatella, al vertice del G20, ha subito aderito al progetto alternativo alla Via della Seta cinese. D’altronde glielo ha ordinato Biden, dunque era inevitabile l’entusiasmo con cui l’Italia parteciperà al progetto per trasportare, più velocemente, le merci dall’India passando per la Penisola arabica ed arrivando nel Mediterraneo senza utilizzare il Canale di Suez. Fantastico, meno giorni di viaggio, minori costi e maggior lavoro per la logistica italiana.
Eh no, contrordine Fratelli! Il porto di destinazione del progetto alternativo a quello cinese è il Pireo, ossia lo scalo greco che fa capo ad un gruppo cinese. Come alternativa a Pechino non c’è male. Ed i porti italiani? Evidentemente non esistono. Al circolo della Garbatella non ne conoscono l’esistenza. Si vede che non c’è più Fini ad illuminare la sua pupilla. Lui era un sub, conosceva il mare. Lei, ignorando che l’Italia sia una penisola, non si accorge neppure dei continui sbarchi.
E poi, in fondo, si è sempre parlato di rilancio del ruolo del Mediterraneo, mica di quello dell’Italia. Pireo o Gioia Tauro è lo stesso. Genova e Trieste sono lontane. Senza dimenticare che un coinvolgimento dei porti italiani richiederebbe la realizzazione di una serie di infrastrutture soprattutto ferroviarie per collegare in modo efficiente gli scali.
Meglio lasciar fare ai cinesi che, dal Pireo, si irradieranno lungo i Balcani. Andando ad incrociarsi con la rete ferroviaria della Via della Seta. Nel frattempo l’Italia potrà dedicarsi alle chiacchiere degli amici al bar sulla alta velocità ferroviaria per raggiungere Trieste. Prima o poi. Ma meglio poi..