Il Ministero della Verità ha a disposizione tutti i tg nazionali. Dunque la concorrenza è scatenata per essere al primo posto tra gli zerbinati. Ieri il premio lo ha conquistato il Tg5 poubelle, con la ormai consueta narrazione a senso unico, e con tono immancabilmente lacrimoso, della guerra in Ucraina. Ma sino a qui, nulla di nuovo. Poi, però, la voglia di essere i primi della classe di Sua Mediocrità Mario Draghi ha spinto oltre. E la giornalista ha spiegato che, ormai, nessuno parla più di pace.
Eppure sarebbe stato sufficiente seguire ciò che stava succedendo a Madrid, alla riunione della Nato, per accorgersi che non va tutto nella direzione auspicata da Biden e dai suoi maggiordomi. Non tutti si esaltano per una guerra, per le vittime quotidiane, per la povertà provocata dalle sanzioni imposte da Biden e servitori. Già, sarebbe stato sufficiente andare a leggere l’intervento dell’ambasciatore italiano Carlo Marsili (ex responsabile della sede di Ankara) per rendersi conto che la diplomazia avrebbe ancora qualche chances se si mettessero a tacere i guerrafondai, a partire da quelli italiani.
Ma forse è comprensibile la scelta dei chierici di regime di ignorare l’intervento dell’ambasciatore. Troppo complesso, troppo articolato per le competenze di chi è convinto che Giggino sia un ministro degli esteri. Perché Marsili ha spaziato dalla Siria alla Libia, dalla guerra in Ucraina ai rapporti della Turchia con Grecia e Cipro. Ha spiegato che il ruolo della diplomazia è quello di far raggiungere una pace che non crei le condizioni per una successiva revanche.
Ed in tutto questo gioco complesso, troppo complesso, la Turchia ha un ruolo centrale. Nel Mediterraneo ma non solo. Ha motivi di contrasto con l’Iran, ma il ministro di Teheran è volato ad Ankara per trovare una soluzione. Litiga con la Grecia, ma i rappresentanti dei due Paesi si incontrano. Ha contrasti con la Russia in Libia, ha fornito droni all’Ucraina ma ha rifiutato di applicare le sanzioni di Biden contro Mosca. E proprio per questa dimostrazione di equilibrio può diventare un mediatore credibile nella guerra in corso. A differenza dei maggiordomi di Biden che non hanno la benché minima credibilità. E mentre il governo dei Migliori fomenta la guerra, Ankara rafforza il proprio ruolo anche nell’Africa subsahariana. Toglie il veto all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato e in cambio i due Paesi del Nord hanno scaricato i curdi (ci sono popoli da tutelare e altri no, nella logica atlantisti). Ma tutto questo, al Tg5 poubelle, non lo sanno.