Torino ha ancora, forse per poco, una peculiarità rispetto ad altre città, a partire da Milano: i mercati rionali quotidiani. Un punto di riferimento che si sta perdendo, per colpa di tanti. I provvedimenti punitivi decisi nell’ambito delle misure anti Covid, hanno colpito i mercati all’aperto molto più dei supermercati tanto amati dai pentapoltronati.
Chiunque vinca le elezioni dovrà comunque metter mano al settore, alle prese con la cancellazione di alcuni mercati storici e con la riduzione dei banchi in altri che sopravvivono a stento.
Indubbiamente la proliferazione di supermercati, ipermercati, discount proprio intorno ai mercati rionali (una sorta di assedio anche fisico), dimostra la volontà delle ultime amministrazioni comunali di annientare un intero settore. I mercatali non piacciono ai partiti delle tasse e dei divieti. Forse perché rappresentano un’idea di libertà ed indipendenza che infastidisce i nostalgici dei gulag e la gauche caviar che compra solo in boutique o da Eataly.
Però è anche vero che i mercatali hanno fatto di tutto per non farsi amare. Specializzazione pressoché inesistente, prezzi alti in linea con i negozi più cari. No, non è il massimo della promozione del settore.
Basti ricordare la polemica della Coldiretti sul prezzo eccessivo del pane a fronte dei pochi centesimi offerti ai contadini per il grano. Tutto vero. Il prezzo dal campo al banco della panetteria si moltiplicava svariate volte. Però nei mercati della stessa Coldiretti il prezzo del pane era identico a quello delle panetterie più famose. Moltiplicato delle medesime svariate volte. Prendi i soldi e scappa.
È evidente che serve un cambiamento radicale. O sul fronte dei prezzi o sulla qualità, meglio su tutti e due. Bisogna migliorare l’offerta, ma anche la trasparenza sull’origine dei prodotti. Bisogna investire sulla politica dei prezzi. Anche sulla comodità di accesso ai mercati ed ai banchi.
Ovviamente il Comune dovrà fare la sua parte, smettendola di proteggere la grande distribuzione organizzata per incassare gli oneri urbanistici. Ma anche i commercianti dovranno ripensarsi invece di limitarsi a protestare.