Dopo le gabbie salariali arrivano le gabbiette. Il problema delle grandi città – che in Italia sono piccolissime rispetto alle metropoli internazionali – è la sensibile differenza del costo della vita tra un quartiere e l’altro, tra una circoscrizione semicentrale ed un’altra a poca distanza. I mercati sono la rappresentazione concreta di queste differenze che si ripercuotono, poi, nel costo degli alloggi in vendita o in affitto. E nelle prestazioni dei rispettivi servizi.
Per mercati, ovviamente, si intendono quelli “rionali” che, in città come Torino, sono in attività sei mattine su sette, più il pomeriggio del sabato. Mentre i supermercati e gli ipermercati rispondono a criteri di prezzo di gruppo, legati alle rispettive catene e non alla capacità di spesa delle famiglie del circondario.
In fondo i mercatali dimostrano di conoscere l’economia reale molto meglio di ministri come Padoan che, dall’alto del dicastero dell’economia, ignorava il prezzo di un litro di latte.
E l’economia la conoscono benissimo anche i pensionati, costretti a sostituire le bocce ed i cantieri con i tour su tram ed autobus per raggiungere i mercati dove trovare le occasioni migliori. Ovviamente la scelta dipende anche dalla capacità di spesa. Perché il pesce migliore si trova in un determinato quartiere ma costa di più rispetto ad un prodotto di minor qualità di un altro mercato. E lo stesso criterio vale per l’abbigliamento, per la frutta e la verdura, per la carne.
Il tour del risparmio, della ricerca dell’occasione e del miglior rapporto qualità/prezzo. Il tutto accompagnato da leggende metropolitane sui “banchi dei contadini” che non sempre espongono i prodotti dei propri campi raccolti il giorno prima. Però, in mancanza dei cantieri bloccati dalla fine del superbonus, il tour dei mercati diventa anche un passatempo per chi può permetterselo. Perché ci sono anche i pensionati che al mercato arrivano solo quando i banchi stanno per essere chiusi. Sperando di poter approfittare di qualche occasione legata a prodotti che non possono essere conservati dal venditore. O, troppo spesso, sperando di trovare qualcosa di commestibile tra gli scarti abbandonati, prima che arrivino i camion della spazzatura a far pulizia.