Per le vie del paese, tra le casette di legno del Mercatino di Natale. Profumi di cibi….il tortel di patate con crauti e luganega, croccanti, vin brulé….e luci. Luminarie a forma di stella o Albero di Natale, luminarie alle finestre, abeti decorativi disposti lungo tutta la strada principale. E la neve sui monti circostanti, una spruzzata anche qui…un paesaggio da fiaba natalizia….
Poi… c’è la musica. Le canzoni di natale diffuse, dal mattino alla sera, da altoparlanti nascosti dietro ai vecchi cornicioni. Una musica non invasiva. Discreta e gradevole. Jingle Bells, Adeste Fideles, Jingle Bells rock, White Christmas….
Poi, mi sorprende improvvisa
“So this Is Christmas…”
La voce, inconfondibile, di John Lennon.
È stato assassinato proprio in questi giorni. L’otto dicembre di tanti anni fa…un delitto senza spiegazione. Un pazzo, dicono. Chissà perché c’è sempre un folle disponibile per queste cose….
Comunque, questa è una delle sue canzoni più famose. E più belle.
La sua canzone di Natale. Famosissima. Entrata nel repertorio canonico delle festività. E infatti risuona qui, nell’atmosfera fiabesca dei Mercatini…
Ma è una strana canzone sul Natale. Non ci sono slitte, campanelli, renne, doni….non vi è neppure la neve.
Eppure è una canzone natalizia. Piena di poesia. E malinconia.
Perché…. parla della guerra. Una Guerra che durava da troppo tempo. Che aveva già visto molti Natali. E l’inizio di Anni nuovi, pieni di speranze. Sempre disattese.
Era il Vietnam. I ragazzi americani andavano a morire nel Sud Est Asiatico. Senza sapere perché. O per chi.
Per la difesa della democrazia, veniva detto. Per lo stile di vita occidentale….
Già, ma il Mekong non si trova nell’Arkansas. E Saigon non era vicino a Parigi.
Erano lontani da casa, quei ragazzi. Mente i Vietcong erano…a casa loro. Nelle loro terre, risaie, jungle. Dove il superiore armamento, la superiorità tecnologica, contava ben poco. Contava la conoscenza del territorio. Il sapersi muovere in quell’ambiente. Contava il rapporto con la Terra. La disperazione e la rabbia.
Erano lontani da casa, quei ragazzi. E la nostalgia, il senso di solitudine, a Natale diventa più forte. Struggente.
E la canzone dà voce a quel sentimento. A quel desiderio di tornare, dopo tanto, troppo tempo, ad una vita normale. Alla famiglia. Agli affetti.
Divenne un inno pacifista. Lennon, dopo lo scioglimento dei Beatles, una icona della sinistra che contestava le politiche di Washington. E sua moglie, quello strano essere che gli stava sempre accanto, Yoko Ono, contribuì notevolmente a questa metamorfosi dell’immagine.
La canzone è davvero molto bella. Ma all’epoca …. ricordo che non l’ascoltavo veramente. Dividevo, come tutti ragazzi della mia età (e in quegli anni soprattutto) il mondo in bianco e nero. E quella canzone… mi sembrava schierata dall’altra parte.
Non conoscevo, allora, le infinite sfumature del grigio. E neppure le zone d’ombra. Gli anfratti dove si celano altre verità. Quelle che non si possono dire. Perché, come diceva Leo Strauss, esiste una verità per le masse. E una per le élite che governano e decidono.. e Leo Strauss non è stato, solo, un grande filosofo, il Platone post moderno, come viene, spesso, definito, con un eccesso di enfasi. È stato, anche, il Maestro delle élite politiche statunitensi. Segretari di Stato, Ministri, Generali…..
Comunque, allora era così. Dai due lati del campo, credevamo di avere ragione. E tutto quello che veniva dall’altra parte, tutto quello che sembrava portare acqua all’altro mulino…. bèh, non ci piaceva. Lo sentivamo… ostile.
Però la canzone di Lennon è bella davvero. E, oggi, dopo tanta acqua scorsa sotto i ponti, la capisco di più. E l’apprezzo, soprattutto.
Il Vietnam, per i ragazzi di oggi, è solo un nome. I più non sanno neppure dove sia. O cosa sia. E quella Guerra è stata dimenticata. Anche da quelli che dovrebbero ricordarsi. Per età e trascorsi di vita.
C’è un’altra Guerra, oggi. Ed è una guerra piena di paradossi e contraddizioni. Per quelli che un tempo ascoltavano con entusiasmo Lennon, e inneggiavano a Ho Chi Min, ora tutto si è rovesciato. I buoni sono diventati cattivi. I cattivi buoni.
Beati loro…io non ho tante certezze. Ho preso la cattiva abitudine di farmi domande. Troppe. E di cercare di sbirciare in quegli anfratti oscuri. Colpa di Leo Strauss….non avrei dovuto leggerlo…
C’è un’altra Guerra. E non è il Vietnam. È più vicina. E, senza rendercene conto, siamo schierati anche noi. Anche la nostra Italia. E non solo in teoria…
La guerra è sempre tragedia. Ma l’informazione che viene data, i comportamenti dei politici occidentali, i veti di uno strano comico, elevato ad eroe, nei confronti dell’arte e della cultura russa….beh, tutto questo mi fa pensare che avesse ragione Marx. La storia si propone sempre due volte. La prima come tragedia. La seconda come farsa….
“So this is Christmas….”
Ma sì, è quasi Natale. E anche se sarà un nuovo Natale di guerra, cerchiamo di non pensarci. Tanto…. c’è qualcuno che ci pensa per noi…