I detrattori di Andrés Manuel López Obrador, noto anche con l’acronimo di AMLO, avrebbero voluto iscrivere il suo primo anno di governo tra i disastri provocati da altri colleghi socialisti in giro per il mondo.
Il quasi sessantaseienne politico messicano è riuscito, sino ad ora, a mantenere la propria rotta senza rinnegare il programma politico con cui è stato eletto a furor di popolo dopo i disastri dei suoi predecessori liberali, senza allarmare i nemici in campo internazionale, Stati Uniti e Fondo Monetario Internazionale su tutti.
Concentrando lo sguardo sulle iniziative in campo economico è possibile notare come il lavoro della squadra di governo sia stato compiuto con attenzione e massima cautela, rivoluzionando l’azione dell’esecutivo con un occhio al quadro interno ed estero. L’inflazione si è attestata intorno al 4%, dato più basso degli ultimi anni, il debito pubblico del Paese centroamericano appare stabile e le riserve internazionali sono aumentate di oltre cinquanta miliardi di dollari.
Sul versante del lavoro il salario minimo è stato aumentato del 16% e l’avvio di imponenti lavori pubblici, tra i quali la costruzione dell’aeroporto di Santa Lucia e della raffineria Dos Bocas, ha fatto aumentare l’occupazione.
Come promesso AMLO non ha avviato alcuna riforma alla Costituzione volta a permettergli la ricandidatura per un secondo mandato consecutivo nel 2024. Anche lo storico leader della sinistra messicana si è scagliato contro l’idea che il Pil (Prodotto interno lordo) possa essere uno strumento di misura adeguato sostenendo che “la crescita economica non dovrebbe essere intesa come un obiettivo in sé, ma come un mezzo per raggiungere un obiettivo più elevato: il benessere generale della popolazione”.
Tra le note stonate si iscrivono, invece, l’elevato tasso di omicidi tra cui quelli di giornalisti, nella cui macabra classifica il Messico si posiziona ai primi posti nel mondo, e il continuo afflusso di immigrati dal resto del continente che, una volta respinti al confine con gli Stati Uniti, restano nel limbo del territorio messicano. Segno, questo, che indipendentemente dal colore politico del governo in carica gli stati latinoamericani non riescono ancora a far fronte alla dilagante criminalità che li colpisce e ad attuare politiche in grado di fermare l’emigrazione economica.