Il risultato delle elezioni presidenziali incorona, anche oltre le aspettative dei sondaggi che pur lo davano in testa, il candidato populista della coalizione Juntos haremos historia (Insieme faremo la storia) Andrés Manuel López Obrador, conosciuto dai suoi fedelissimi con l’acronimo AMLO.
La coalizione di sinistra guidata dal Movimento di Rigenerazione Nazionale (MORENA), fondato dallo stesso AMLO e di cui fanno parte anche il Partito dei Lavoratori (PT) ed Encuentro Social (Pes) ha ottenuto la maggioranza nei due rami del Parlamento.
Il sessantaquattrenne neopresidente messicano ha trionfato con oltre il 53% dei voti, staccando nettamente il principale rivale ovvero Ricardo Anaya, fermatosi al 22% dei consensi, sostenuto dalla coalizione Por México al Frente nata dall’alleanza tra il conservatore Partito d’azione nazionale (Pan) e il Partito della Rivoluzione democratica (Prd), movimento progressista tra i cui fondatori ci fu proprio Obrador. Soltanto terzo, con poco più del 16% dei voti, l’ex ministro degli Esteri e delle Finanze dell’esecutivo uscente José Antonio Meade sostenuto dalla coalizione Todos por México, formata dallo storico Partito della rivoluzione istituzionale (Pri), dai Verdi e da Nuova Alleanza.
L’ampio vantaggio di Obrador ha permesso sia ai suoi sfidanti che al presidente uscente Enrique Peña Nieto di congratularsi immediatamente con lui per la vittoria. Analoghi messaggi sono giunti dai capi di Stato dell’America Latina che condividono le idee socialiste del neo inquilino del palazzo presidenziale di Città del Messico e perfino dal presidente statunitense Donald Trump che su twitter ha affermato di essere ansioso per il lavoro che attende i due Stati confinanti.
La vittoria di AMLO, sconfitto di pochissimo nel 2006 e poi nuovamente nel 2012, rilancia le idee del populismo latinoamericano in un anno decisivo per le sorti del subcontinente che chiuderà l’ampio giro di consultazioni elettorali con la sfida presidenziale in Brasile del prossimo ottobre a cui non è ancora chiaro se potrà prendere parte l’ex presidente Lula.
Di sicuro tra i primi temi da affrontare nel più grande stato dell’America centrale figureranno la lotta al narcotraffico e la sicurezza tenendo conto dell’elevatissimo clima di violenza in cui si è svolta questa campagna elettorale ma potrebbero esserci anche delle sorprese in materia economica dato che una rivisitazione o un completo stralcio del Nafta potrebbe trovare concordi Trump e Obrador.