Talvolta, nelle sere di solitudine, soprattutto nel tardo autunno e in serate piovose come questa, mi vengono a trovare degli…ospiti. Sono ospiti strani, però. Come quelli di cui parla Conrad all’inizio di “Cuore di tenebra”. Fantasmi. I miei fantasmi, naturalmente, perché ognuno di noi ha i suoi. E quelli che lo negano, ne hanno più degli altri.
Personalmente, vi convivo abbastanza bene, ormai. Alcuni sono vecchi amici. Amici della giovinezza, che hanno già passato il guado del Grande Fiume. E amici che escono dalla fantasia. Fantasmi generati da libri letti e mai dimenticati.
Per lo più sono ospiti abituali. Entrano (si fa per dire) da una porta. Si siedono davanti a me. E scambiamo due chiacchere. Niente di straordinario. Niente di nuovo…in genere.
Solo che questa notte è accaduto un fatto strano. Che mi ha sorpreso. Sento un lieve colpo di tosse, e sollevo gli occhi dal libro che sto leggendo. Vi è poca luce. Solo quella della lampada da lettura accanto al divano. Nella penombra, però, vedo distintamente un gentiluomo in abito primo ‘800. Scuro, eleganza sobria, senza fronzoli. Si appoggia al, canonico, bastone da passeggio. Ed ha i capelli bianchi. Il volto segnato. Però i lineamenti sono fini, e si intuisce che deve essere stato un bell’uomo in gioventù.
Frugo, con fatica, nella memoria. Da qualche parte devo averlo pur visto… Ma dove? Vado a tentoni, in memorie vecchie e polverose. Poi, un lampo… Certo è lui. Un inusuale ritratto della vecchiaia, chè per lo più ricordo immagini di anni, decenni, precedenti. Ma non ci sono dubbi che sia lui…
Mi guarda. Vede che l’ho riconosciuto. E mi sorride. Un sorriso affilato. Intelligente. E privo di allegria. D’altro canto Clemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich Winneburg Beilstein non poteva che sorridere così.
Con un lieve cenno del capo, si siede sull’orlo del divano. La schiena dritta. Poi
“Vedi che, dopo tutto, avevo ragione io?”
Su cosa, di grazia?
Sorride di nuovo.
“Che non siete una nazione. Che non siete riusciti a diventare uno Stato in cento e passa anni. Che, alla fine, l’Italia è sempre e soltanto una espressione geografica…”
Eh no! Va bene il senso di ospitalità. Ma tu non puoi venire qui a dirmi queste cose. Un mio bisnonno ha combattuto contro di voi sull’Isonzo. Mio nonno è sbarcato a Trieste con la divisa da carabiniere…
Annuisce.
” Io non c’ero già più. Da un bel po’. E ancora da prima non contavo più granché. Francesco Giuseppe ogni tanto mi chiedeva consigli…ma ben di rado, poi, li seguiva… Altrimenti…”
Altrimenti?
“Beh, non ci sarebbe stato quel macello che chiamate Grande Guerra. E neppure l’altra. Che è stata anche peggio. E della quale pagate ancora le conseguenze. Tutto sarebbe diverso. In meglio.”
Perché in meglio? Che cosa avresti fatto tu, che nei nostri libri di storia appari come il più bieco dei reazionari?
Ride. Una risata amara, ma insolitamente giovanile. Simpatica, accidenti. Accattivante. Si capisce perché abbia avuto tante donne nella sua lunga vita. Dicono che abbia sedotto anche una sorella di Napoleone…Carolina.
“Beh, ancora da ministro avevo consigliato di ammorbidire l’assolutismo. E, soprattutto, di concedere maggiore autonomia alle province italiane dell’impero. Se mi avessero ascoltato, non vi sarebbe stato il vostro, cosiddetto, Risorgimento. I Lombardi non avrebbero avuto interesse a ribellarsi. E senza di loro…comunque è un peccato… stareste meglio oggi. Di sicuro ”
In che senso meglio?
Sorride di nuovo..
“Dai, lo sai bene anche tu. Che un po’ di storia la conosci. Ed hai fatto l’università a Trieste. La nostra amministrazione funzionava bene. Il paese era pulito e ordinato. Le scuole davano una buona preparazione. E la giustizia era equa…”
Eh no! Questo non puoi dirlo. Tu, ed il tuo amico Radetzky, avete fatto impiccare i nostri patrioti…
Si stringe nelle spalle.
“Erano i metodi in uso al tempo. E per noi erano ribelli. Traditori. Questione di punti di vista. Comunque non abbiamo mai ecceduto. Il nostro non è stato un regime sanguinoso. Ho sempre pensato che l’abuso di potere genera le rivoluzioni. E che le rivoluzioni, a loro volta, sono peggio di qualsiasi abuso… ”
Però negavi la libertà dei popoli. Negavi all’Italia il diritto all’indipendenza…
Sbuffa, questa volta…
“La Libertà… un’astrazione. In nome della quale si sono commessi i peggiori crimini della storia. Io mi preoccupavo di garantire le libertà concrete. Quelle che ti permettono di vivere, lavorare, studiare, crescere i figli… I vostri liberali hanno edificato un mondo dove vengono negati i diritti naturali. Dove conta solo il profitto. E tutti gli uomini vengono sfruttati da pochi. E resi schiavi…”
Stavolta rido io… Ora salta fuori che eri un marxista ante litteram.
Ride anche lui…
“Ah, il vecchio Karl… Ci facciamo due chiacchere ogni tanto. È intelligente. Ma ha dei limiti. Troppo astratto anche lui…” Ci pensa un poco…
“Quanto all’indipendenza dell’Italia, cui tieni tanto… Mi pare che i vostri governanti prendano ordini dall’estero. E neppure da governi. Ma da speculatori che decidono le vostre vite. Che vi chiudono in Casa, ricattano. Sfruttano come bestie da soma. O cavie.
E poi, scusa, non ha firmato il vostro Presidente un trattato che, di fatto, vi rende vassalli della Francia? Che subordina i vostri interessi a quelli di Parigi? Che, notoriamente, sono sempre stati in contrasto…” si alza. Mi guarda e sorride di nuovo…
“Riconoscilo. Onestamente. Vi conveniva restare con noi…”
E sparisce, così come era venuto.
Mi alzo. Vado alla finestra. Fuori continua a piovere a dirotto. Strana notte. Chissà se…ma forse è meglio che vada a dormire. Se dovesse tornare…riprenderemo il discorso.