Il Sole è al suo culmine. Splendente e caldo, luminoso e intenso, come mai in altri momenti dell’anno. Solstizio d’Estate. L’apice e… Inevitabile, l’inizio della discesa. Apollo, che ha governato il tempo dall’ultima decade di Dicembre, si appresta a cedere, lentamente, il passo a Dyoniso. Si spalanca la porta che conduce verso la profondità, verso l’abisso. Si chiude quella che ha portato sino a qui. Il tempo degli Dei cede al tempo dell’Uomo.
È Mezza Estate. Così chiama questi giorni, soprattutto queste notti, la tradizione celtica. Anche se, dal punto di vista astronomico l’estate sarebbe appena all’inizio. Ma i vecchi druidi avevano ben altra…visione. Il Sole ha raggiunto il punto più alto del suo percorso. Quindi ora siamo nel mezzo dell’estate. Nel suo cuore. Caldo e luminoso.
Shakespeare riprende questa tradizione nel suo Sogno. Una delle due commedie più felici, con “La Tempesta”. Sotto certi profili, i due massimi capolavori del Bardo.
Il “Sogno di una notte di mezza estate” è uno straordinario coagulo di temi e toni poetici diversi. Magia e realtà, fantasia romantica ed ironia si intrecciano e sovrappongono.
Gli amori del Regno delle Fate, e quelli degli Uomini si confondono, anche se solo per una Notte. Anche se solo in una dimensione onirica. Sospesa tra realtà e fantasia.
Su tutto, domina Puck. Il folletto che è il vero arbitro di giochi, beffe, passioni. Il demiurgo che apre e richiude la porta fra i due mondi.
E c’è, poi, quella straordinaria testa d’Asino di cui Titania, per incantesimo, si innamora. La Bella e la Bestia. Il sottinteso erotico che rimanda ad Apuleio. Il senso magico che richiama antichi riti Solstiziali. Iniziazioni al culto del Sole e della Luna. Il simbolismo della Rosa, intorno al quale si fonda parte importante del nostro imaginario.
In fondo, ho sempre trovato il capolavoro Shakespeariano una favola ebbra, sfrenata. Ma velata di malinconia.
La malinconia che è in questa luce, ora sfolgorante, ma che conosce già il suo, necessario, morire.
Il Natale è una festa gioiosa. Perché, dopo la Notte più buia, il Sole non può che risorgere. Ma ora, al Solstizio d’Estate, il senso di morte, per quanto velato di colori vividi e intensi, è incombente.
Ascolto le cicale frinire nel campo di fronte a casa. Mi vengono in mente versi di D’annunzio.
Ascolta. Risponde /al pianto il canto /delle cicale /che il pianto australe /non impaura/né il ciel cinerino…
Già, La pioggia nel pineto. Ce ne vorrebbe davvero un po’ di pioggia, con questo caldo…
Solo che qui non c’è Ermione alcuna – e Montale chioserebbe “Se Dio vuole!” -… Forse, c’è solo qualcosa che resta…
Qualcosa di quella… favola bella / che ieri t’illuse/ che oggi m’illude/Ermione….