Electomagazine lo aveva anticipato nelle scorse settimane ed ora ci sono arrivati anche Corriere e Repubblica: in Italia, come negli Usa, si è registrato un boom di dimissioni dal lavoro. Quasi mezzo milione nel secondo trimestre. Ed ora, in ritardo, i sedicenti esperti si interrogano sulle ragioni che hanno spinto un esercito di lavoratori ad abbandonare la propria occupazione.
I sindacati sostengono che, differenza dei nordamericani che vivono in una realtà dinamica sotto l’aspetto occupazionale, in Italia molte dimissioni non siano state volontarie bensì “spintanee”, con incentivi da parte del datore di lavoro che era alle prese con il blocco dei licenziamenti. Un’analisi credibile, in un Paese in perenne balìa dei furbetti.
Però è anche vero che la pessima gestione della pandemia, sotto l’aspetto economico, ha portato ad una fuga dei dipendenti da quei settori che non sembravano in grado di garantire sicurezza per il futuro. La fuga dai negozi, dai ristoranti, dagli hotel era la diretta conseguenza di chiusure assurde. E, soprattutto i più giovani, hanno provato ad inventarsi nuove attività, nuove professioni. A questo si sono aggiunti salari indecenti per orari inaccettabili. Molti operatori del settore si sono giustificati sostenendo che la crisi imponeva di offrire retribuzioni estremamente basse, giustamente rifiutate, mentre la stessa crisi non aveva impedito di aumentare a dismisura i prezzi negli stessi ristoranti che non trovavano personale.
Non va dimenticata la crescente propensione ad andare all’estero per cercare una occupazione meglio retribuita e più consona agli studi portati a termine in Italia. E questa è la conseguenza dell’incapacità di fare impresa del padronato italiano. Con un costo a carico dell’intera comunità che paga le tasse per garantire un livello elevato di offerta universitaria per poi ritrovarsi con i laureati che emigrano poiché le aziende non sanno impiegarli adeguatamente e li pagano in misura non soddisfacente. Le giustificazioni sono ridicole: i giovani usciti dalle università non sarebbero sufficientemente preparati per il lavoro. Ma, miracolosamente, diventano preparati ed anche ambiti non appena superano il confine per lavorare in aziende straniere che premiano studi e merito.