Ogni Paese fa storia a sè. Emmanuel Micron deve aver pensato che il popolo francese fosse facilmente manipolabile come quello italiano. Il presidente francese ha voluto il voto amministrativo nonostante l’aggravarsi della situazione per il coronavirus.
Ha visto che i sondaggi italiani indicavano un rafforzamento del governo nonostante gli errori madornali e ha giocato d’azzardo. Pare gli sia andata male.
È solo il primo turno e sono elezioni amministrative, con tutto ciò che ne deriva. Ma la sconfitta sembra netta, da Nord a Sud, da Est a Ovest. Parigi sceglie la candidata socialista, Perpignan il candidato di Marine Le Pen. Altrove si impongono gli ambientalisti, persino ciò che resta dei repubblicani. En Marche non marcia più. Non basta l’emergenza per cambiare un giudizio, profondamente negativo, sulla politica di Micron. Che, comunque, è l’unico leader europeo ad avere una politica estera.
Un tempo era sufficiente questo attivismo sulla scena internazionale per far dimenticare gli errori interni. Ora non più, i gilet jaunes hanno indicato la strada, la protesta contro la riforma delle pensioni l’ha seguita. E Micron ha improvvisamente scoperto che il virus può essere pericoloso. Così pericoloso da far pensare che il ballottaggio si possa cancellare. Per ragioni di sicurezza, sia chiaro, non per la paura di una sconfitta.
Però è fortunato, Micron. Perché nel momento della sua crisi personale e politica non ha avversari di grande spessore. La destra non si è ripresa dagli errori dello scorso anno, la sinistra non ha personaggi di spicco, gli ambientalisti vivono una fase positiva ma priva di sostanza. La debolezza altrui è l’unica chance di sopravvivenza per un pessimo presidente. Ma il virus, che ha favorito l’astensionismo, può far danni devastanti in una Francia che ha reagito in ritardo proprio per l’incapacità di Micron e del governo. E allora annullare il ballottaggio può essere l’unica via d’uscita. Scorretta, vile, ma l’unica.