In un’epoca in cui tutti si autodefiniscono viaggiatori e rifiutano l’etichetta del banale “turista”, la mostra dedicata dalla Fondazione Accorsi-Ometto al pittore Giovanni Migliara restituisce le doverose differenze.
“Viaggio in Italia” si intitola appunto la mostra ospitata dal Museo Accorsi di Torino sino al 16 giugno, ed offre al visitatore un centinaio di opere di Migliara tra acquarelli, tempere, dipinti ad olio, disegni e miniature ad olio su seta applicate su vetro (fixés sous verre nella definizione del tempo).
Nato ad Alessandria nel 1785, Migliara si fa inizialmente apprezzare per le sue vedute di fantasia ispirate al Canaletto. Una Venezia diversa dalla realtà, così come rielaborate con una componente fantastica le immagini di una Milano dove i Navigli assomigliano al mare. Il pittore piemontese passa successivamente alla rappresentazione di paesaggi nei quali assume particolare rilevanza non più l’architettura bensì i personaggi della vita quotidiana.
Si torna all’attenzione per le costruzioni nella serie di opere dedicate agli interni di chiese e conventi, illustrati sempre ricorrendo ad una interpretazione fantasiosa della realtà ma con una profonda attenzione ad ogni particolare. Per poi tornare nuovamente alla presenza umana in una serie di quadri quasi “fotografici” che raffigurano le lavoratrici di una filanda o i moti popolari antinapoleonici a Milano. Migliara illustra la cronaca politica ed il cambiamento economico e sociale.
Ma il titolo della mostra è riferito soprattutto ad uno dei periodi più tardi della vita del pittore che viaggia per l’Italia e la rappresenta attraverso la vita quotidiana delle popolazioni, nelle strade, nelle piazze, senza dimenticare gli edifici religiosi che compaiono sempre nelle opere di Migliara. Nord, Sud, un viaggio continuo di chi penetra nella mentalità e nella storia dei popoli italiani. Con uno sguardo attento, profondo, appunto da viaggiatore e non da turista. D’altronde l’inizio dell’800 non era il periodo del turismo di massa mordi e fuggi.
Un’attenzione particolare va infine riservata agli album del pittore. Una sorta di taccuino in cui Migliara riproduceva ciò che vedeva e che a volte si trasformava in quadri veri e propri mentre in altri casi restava a documentare l’Italia all’inizio del XIX secolo.