Mino Giachino, ex sottosegretario alle Infrastrutture, ai microfoni di Electoradio ha rilanciato la proposta di quella che ormai viene definita “Mini Tav”.
Non tanto un progetto di minima per prender tempo ma una proposta di compromesso che avrebbe il pregio di smascherare l’infinita ipocrisia che sta attorniando l’opera.
La Mini Tav, però, non piace al governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, perché a suo avviso sarebbe un modo per tagliar fuori Torino ed il Piemonte, favorendo Milano. Un’assurdità, secondo Giachino, legata soltanto alla lunga campagna elettorale che porterà il Piemonte alle urne a maggio.
Perché la Mini Tav prevede la realizzazione del tunnel internazionale di base, che è poi la vera opera indispensabile e strategica. Lo spreco di una mega stazione ferroviaria a Susa, realizzata a prezzi assurdi da qualche archistar, può tranquillamente essere evitato. Continuando ad utilizzare la confinante stazione di Bussoleno, opportunamente ammodernata da un geometra, da dove si diramerebbe la linea storica che raggiunge l’Alta Val Susa.
In questo modo la linea attuale della Bassa Valle verrebbe solo migliorata, senza problemi ambientali per il territorio, e potrebbe sopportare i treni veloci che poi attraverserebbero le Alpi nel tunnel di base. Torino non verrebbe assolutamente tagliata fuori, poiché il collegamento Milano-Parigi fa già tappa a Torino e Lione.
Ma, soprattutto, in questo modo si obbligherebbero le associazioni imprenditoriali che sostengono la Tav in quanto indispensabile per il trasporto merci, a scoprire le carte. Se la Tav è strategica per le merci che arrivano dalla Cina, dal resto dell’Asia, dalla Russia e dall’Europa Orientale, queste merci potranno essere caricate sul treno a Pechino per raggiungere Torino, Lione e la Spagna. Se sono merci piemontesi destinate a Francia e Spagna possono essere caricate a Novara, ad Alessandria o a Torino Porta Nuova (stazione sempre meno strategica per i passeggeri e con ampi spazi inutilizzati) e lo stesso vale se devono viaggiare verso Est.
In questo modo si eviterebbe il continuo trasbordo da gomma a ferro e viceversa, si ridurrebbe l’inquinamento, si taglierebbero i costi e si vedrebbe chi vuole davvero utilizzare la ferrovia per il trasporto merci e chi vuole l’opera soltanto per ottenere le commesse per realizzarla. Perché nel frattempo, come documenta il Centro ricerche Continental Autocarro, a gennaio le emissioni di CO2 derivanti dall’utilizzo di benzina e gasolio per autocarro sono aumentate del 3,5%.