D’accordo, la data è solo simbolica. Il 14 luglio, a Roma, torna in piazza il Mio Italia, l’associazione che raggruppa gli operatori dell’accoglienza (ristoratori, baristi, horeca). Nessuna presa della Bastiglia, nessun primo passo verso la rivoluzione del Terzo Stato. “State massacrando la popolazione italiana per ingrassare le multinazionali”, si legge nel manifesto di Mio Italia. E la protesta, di fronte al Ministero dell’estorsione fiscale (MEF), si incentrerà sul salasso delle bollette, sugli sfratti esecutivi, sul comportamento delle banche, sul fisco vampiro.
“Sono mesi – spiega Ferdinando Parisella, segretario nazionale di Mio Italia – che insistiamo sull’accanimento ideologico. Le piccole imprese, comprese le piccolissime, sono un fenomeno tutto italiano. Fanno parte del nostro dna, del nostro modo di vivere e formare la nostra società, sono il segno principale dell’indipendenza….
Invece la miscela tra il nuovo capitalismo finanziario, gli ultimi rimasugli del fallito comunismo e i nuovi globalisti digitali, è finalizzata a trasformarci, a schiacciarci per obbligarci a cedere la nostra libertà d’impresa, libertà creativa, libertà di mantenere le nostre infinite tradizioni, come dicevo ieri, fino a renderci tutti uguali consumatori al ribasso. Non l’avranno vinta”.
Mai domi, dunque. Anche se i partiti ufficiali preferiscono partecipare all’ammucchiata governativa o scegliere una oppofinzione di maniera. Per questo il sindacato dei lavoratori dell’accoglienza diventa sempre più un soggetto anche politico. Perché la sfida al governo dei maggiordomi di Biden è inevitabilmente politica. E se i partiti non vogliono affrontare la sfida, provvederanno altri nuovi soggetti.