Era nato come sindacato degli operatori del comparto Horeca (hotel, ristoranti, catering e chiunque lavori nell’ambito dell’accoglienza), in aperto contrasto con le organizzazioni ufficiali che, in epoca di mala gestione del Covid, avevano bellamente ignorato le piccole e micro imprese per non disturbare il governo del centrosinistra prima e dell’ammucchiata poi. Mio Italia – questo il nome – è però cresciuto molto più del previsto ed ora, come avrebbe detto il giovane Berlusconi, scende in campo. A fianco di Paragone che, a differenza degli altri partiti e movimenti, è stato ad ascoltare i vertici di Mio Italia.
Un atteggiamento furbesco ed interessato da parte dell’ex leghista, indubbiamente. Ma nella consapevolezza che, al di là dei soliti schieramenti, si aprono praterie a disposizione di chi sappia e voglia addentrarsi.
Perchè c’era una volta la destra sociale. E non c’è più. Sostituita da un partito atlantista, legato ai conservatori statunitensi, che ripete anche male le parole d’ordine di Confindustria. Un partito che si batte contro il salario minimo, che ignora il precariato e lo sfruttamento. Che sta dalla parte di chi specula sulle spiagge e non dalla parte delle famiglie che quelle spiagge non possono più permettersele. Che, trasformandosi nella cinghia di trasmissione di Confindustria, va contro le Pmi.
C’era una volta la sinistra. E non c’è più. Sostituita da un partito di arricchiti arroganti e presuntuosi. Un partito che ha cancellato i diritti sociali per dedicarsi a vellicare ogni istinto che porti a nuovi diritti civili sempre più assurdi. Che ha cancellato il pacifismo per trasformarsi nel partito guerrafondaio per eccellenza. Che ha cancellato l’Europa per diventare il lacchè degli euro burocrati, prima di scegliere di essere il partito dei maggiordomi di Biden e dei suoi burattinai. Che ha costretto le famiglie dei lavoratori a fare la fame in concorrenza con l’esercito industriale di riserva fatto appositamente arrivare con i barconi e con le navi degli amici radical chic.
C’erano, una volta, i partiti italiani che – bene o male, magari al servizio di Mosca o Washington – si occupavano della realtà italiana. E che utilizzavano la politica estera per gli interessi italiani. Ora la politica estera viene decisa a Washington. Senza la minima autonomia. Ora la politica economica viene decisa a Bruxelles, in modo tale da favorire gli interessi di Londra e Washington.
C’erano, una volta, i movimenti locali. Che difendevano la cultura del territorio, l’anima di un popolo. Ora la cultura viene appaltata alla sinistra impegnata a cancellare tradizioni ed anima.
C’erano, una volta, i partiti centristi. E quelli hanno cambiato nome ma sono rimasti. Pronti ad allearsi o a litigare con chiunque non per ragioni ideali ma solo per qualche poltrona in più o in meno.
Dunque gli spazi ci sono. Ma è tutt’altro che facile conquistarli. Perché è più facile stare a casa che andare a votare. Perché non basta essere “un politico che ascolta”. Serve anche essere credibile nelle proposte. Essere credibile umanamente. Certo, affidarsi ad esperti come quelli di Mio Italia per un progetto legato al turismo ed all’accoglienza in genere è un primo passo nella giusta direzione. Ed un primo passo è indispensabile per un lungo cammino. Come è importante l’accordo con Sgarbi, in alcune realtà, per una proposta culturale. Ma la strada da percorrere è molto ma molto lunga.