La piangina del Tg5 ci aggiorna, quotidianamente, sulle singole vittime del conflitto in Ucraina. Sempre con il tono piagnucolante che svanisce se annuncia, quasi trionfante, il conto dei morti russi. Ma anche i morti italiani non meritano, evidentemente, la compassione e neppure l’interesse della redazione di Mimun. Carlo Soricelli, che da 15 anni monitora il tragico bilancio dei morti sul lavoro con il suo Osservatorio nazionale, afferma infatti che lo scorso anno sono “svaniti” dalle cifre ufficiali ben 536 cadaveri di lavoratori morti per infortuni.
Occultati? O, più semplicemente, risorti? Perché con il livello dell’informazione italiana è più facile che il Ministero della Verità imponga di credere alla resurrezione di massa piuttosto di ammettere che le statistiche vengano accomodate. E non è solo un caso legato al 2021.
“Ogni mese – sottolinea Soricelli – INAIL diffonde il numero dei morti sul lavoro del mese passato. Nel rapporto annuale del 2021 (ma è così da quando 15 anni fa ho cominciato a monitorarli) ha diffuso 1221 denunce di morti sul lavoro che gli sono pervenute. Questo è accaduto a gennaio di quest’anno. Doposei/sette mesi scopriamo però che i morti accertati diventano 685. Ma ci chiediamo che fine hanno fatto gli altri 536 lavoratori? Sono resuscitati? non vengono trovati i cadaveri? Dove e perché spariscono?”. Forse, semplicemente, non vengono riconosciuti dall’Inail perché non sono assicurati a questo Ente dello Stato? O, per non pagare, ci sono contenziosi che si protraggono per parecchi anni perché, tanto, i morti non hanno fretta (ma consorti e figli sì..)?
Tra l’altro l’Osservatorio Nazionale registra un numero molto più alto di vittime rispetto ai numeri forniti dall’Inail. Ma anche limitandosi alle cifre ufficiali, Soricelli rileva che, in 15 anni, i cadaveri scomparsi di lavoratori morti sul lavoro sono quasi 7.500. Tantissimi, ma non interessano a nessuno. I maggiordomi di Biden piangono solo per i morti ucraini. I cognati miracolati in politica non vogliono infastidire Confindustria. E in nome della tenuta dei conti pubblici si continua ad innalzare l’età della pensione, fingendo di non sapere che un quarto dei morti sul lavoro aveva più di 60 anni.