Mescolando tra di loro i tabacchi naturali si possono ottenere infinite varietà di miscele.
In commercio ne esistono diverse centinaia, ma non tutte sono importate in Italia. Quelle esistenti nascono da un’accurata sperimentazione e selezione. Ma ciò non impedisce al fumatore di andare alla ricerca di una propria mistura ideale. Difficile che la si riesca ad ottenere a partire da ciò che si può reperire in una tabaccheria, anche se ben fornita. In Italia, infatti, è impossibile procurarsi il tabacco sfuso. Come è noto qui da noi i prodotti da fumo si possono trovare soltanto nelle privative, vale a dire nei negozi che sono autorizzati a commercializzare le merci sottoposte a monopolio fiscale dello Stato. Tutti i tabacchi lavorati devono essere sigillati, muniti del bollino statale e devono sottostare a regole ferree: non possono essere vendute a minori, non possono essere commercializzate se non direttamente, il che significa che non possono essere distribuite online, e così via. Se proprio si vogliono acquistare tabacchi non mescolati bisogna rassegnarsi a un viaggio all’estero, magari in Svizzera o in Gran Bretagna , o magari accontentarsi di qualche confezione di Latakia o di Virginia venduto in busta.
Occorre dire però che la scelta, qui da noi, è piuttosto ampia.
È pur vero che tutti gli amanti delle misture inglesi – quelle cioè a base di Virginia e Latakia, con aggiunte di Perique, Orientali e Burney – sono da decenni orfani del Balkan Sobranie e delle Mixtures della Dunhill, che spopolavano anche in Italia fino agli anni Ottanta. Un’azienda che produce pipe a Dublino ha rilevato i marchi di queste ultime, ma la produzione è stata trasferita in Danimarca e quel che esce da quelle storiche scatole tonde non è che un tentativo di imitazione di quelle storiche. Buoni prodotti, per carità, ma niente a che vedere con gli originali. Almeno hanno il vantaggio di non essere troppo conciati, come succede ad altri tabacchi, specie di produzione americana, ai quali vengono aggiunti aromi e profumi che nulla hanno a che fare con gli aromi naturali che i tabacchi ben stagionati e ben lavorati sprigionano naturalmente.
Molto diffusi sono i Cavendish, un tabacco trattato a fuoco o a vapore che viene poi pressurizzato per poter ottenere un gusto dolce. C’è chi è convinto si tratti di un tabacco naturale ma non è così: infatti si tratta di una mistura di base ottenuta mescolando Virginia e Burley. Se ne conoscono diverse varietà: americane, olandesi e danesi con diversi gusti. Purtroppo i tipi in commercio sono spesso insaporiti con aromi quali zucchero, ciliegia, acero, miele, liquirizia, cioccolato, cocco, rum, fragola, vaniglia, noce e Bourbon. Ma come dicevamo, le varietà possono essere quasi infinite.
Altra differenziazione sta nel taglio e nella confezione. Esistono tabacchi tagliati più finemente e altri in modo più grossolano. I primi, specie se poco umidi, bruciano meglio ma più in fretta e tendono a scaldare la pipa. Gli altri hanno una combustione più lenta, ma se troppo umidi possono creare qualche problema nel tenere accesa la pipa.
Ci sono poi quelli non pressati, e i Flake, vale a dire i pressati. In rondelle, in tavolette o in un unico blocco, mantengono meglio l’umidità, ma devono essere sbriciolati prima di essere inseriti nel fornello. Li sconsigliamo ai principianti per via della loro scarsa praticità.
Ai neofiti consigliamo il tipo filamentoso e meno umido, anche se sul giusto grado di umidità del tabacco da pipa si potrebbe disquisire per ore. Attenzione però a non surriscaldare la pipa, specie se è nuova. Vale la vecchia regola: se scalda troppo basta lasciarla spegnere e riaccenderla.