Ultimamente tira una brutta aria.
C’è qualcuno che, manco fosse capodanno, spara un missilone che sorvola il Giappone.
Qualcun altro insinua che ci sia un pazzo che vuole sganciare addirittura una bomba atomica (magari piccolina).
Il presunto pazzo risponde: “Non ci prendo neanche parte a questa farsa fatta di basse insinuazioni.
Comunque occhio che se mi fate veramente girare le balle, e ci siete vicini, una bombetta, così, en passant, giusto per farvi davvero cagare addosso potrei anche sganciarla”.
Qualcun altro, amico di quello di prima, gli risponde che se vuole giocare a chi ce l’ha più lungo, lei non aspetta altro.
E rilancia: “che ti credi che c’ho paura di te? Sai dove te la metto la bomba?”.
Insomma è un siparietto degno del dottor Stranamore.
Ma il problema vero e che in realtà ci sono molte differenze tra questa sceneggiatura e quella di Kubrik.
Partiamo dal fatto più banale: questo è il mondo reale, non siamo al cinema.
Io non so voi, ma, a differenza della nuova premier inglese, ce l’ho eccome la paura della bomba.
Faccio parte di quella generazione a cui, alle scuole medie, hanno fatto vedere in massa “The Day After”.
È un film cult del ‘83 che racconta appunto il giorno dopo, ma anche tutto quello che c’era prima e che poi non ci sarà più, di una catastrofe nucleare.
Faccio parte di una generazione coscientemente traumatizzata dagli adulti del tempo, sul tema della guerra atomica.
Poi c’è stato Gorbaciov; e Regan. Il disarmo. La fine della guerra fredda.
Io, e forse tutti quelli della mia generazione, ci siamo illusi che il pericolo fosse passato.
Quella spada di Damocle, difficile da sopportare per un ragazzino, era di colpo sparita.
Mi sentivo finalmente libero di pensare a un mio futuro.
Ho anche avuto un figlio.
È da un bel po’ che mi preoccupo del mio futuro e del suo.
Fino a poco tempo fa in cima alla lista delle mie preoccupazioni, parlando di massimi sistemi, c’era la questione ecologica.
L’idea di lasciare ai miei figli e ai figli dei miei figli un mondo inaridito e sconvolto da un delirio climatico, mi preoccupava un bel po’.
Poi è tornato un vecchio fantasma.
È un uomo nero terrificante. Non fa prigionieri e chi, per puro caso, rimane in vita, maledice la sorte per non essere mancato sul colpo.
Tornando a Kubrik, e al suo film capolavoro sulla Bomba, qui non c’è niente da ridere.
Lo dico in senso letterale.
Volevo fare un pezzo leggero, satirico, sulla Bomba.
Come fece il buon, buonanima, Kubrik.
Ma la verità è che me la sto facendo addosso.
Questi qui, e parliamo veramente dei padroni del mondo (non è un film), fanno i bulli col culo degli altri, e quegli altri , guarda un po’, siamo proprio noi!
Quindi lo ammetto. Sono un nerd che ha paura della Bomba. Questi bulli mi fanno davvero paura perché non sono bulli di un film di Kubrik. Sono imprevedibili. O almeno lo sono per me. Sono folli. Sono autodistruttivi, in un modo vecchio e al tempo stesso nuovo.
Mi sento impotente. Come un qualsiasi nerd.
Ma vorrei chiudere comunque questo pezzo con una nota positiva.
Non possiamo autodistruggerci, non siamo così stupidi.
Non siamo così stupidi, non possiamo autodistruggerci.
Non possiamo autodistruggerci, non siamo così stupidi.
Me lo ripeto come un mantra per cercare di prendere sonno.
E allora ci sentiamo domani,
almeno lo spero.