L’antica Islanda nasconde misteri e meraviglie, che comprendono il potere dei simboli, delle formule e dei sigilli. Questi primi due tomi trasmettono la conoscenza di un’arte criptata da secoli, tramite un codice completo e dettagliato dedicato integralmente alla magia Galdrastafir. Un’opera autorevole, che comprende 11 manoscritti che riguardano la stregoneria e storia islandese, con più di 830 immagini di reali documentazioni. L’opera integrale presenta per i più esperti l’analisi delle scomposizioni originali (circa 50 sigilli) risultato dello studio e delle ricerche approfondite dell’Accademia Italiana Runologi. Le traduzioni e comparazioni sono state realizzate con la collaborazione del Museo della Stregoneria d’Islanda e dello staff dell’Istituto. Arni Magnisson, Museo e Istituto di studi storici situato a Reykjvik.
Il Tomo I “Galdrastafir. Il canto magico delle antiche formule d’Islanda” (€uro 28,00 p. 387), pubblicato da PSICHE 2, è un trattato dai contenuti inediti, risultato degli studi e delle ricerche di Norak Odal runologo, scrittore, Direttore del Museo della Stregoneria Contemporanea di Torino, docente presso l’A.I.M.E. (Accademia Iniziatica della Magia e dell’Esoterismo) e presso l’A.I.R. (Accademia Italiana Runologi) e di Lohtàr Kaun, Ricercatore e studioso di magia islandese, Esperto di formulistica runica e Membro del Consiglio Direttivo dell’Accademia Italiana Runologi, con la prefazione di Njadir Helgrindr, Ricercatrice studiosa di discipline esoteriche, in particolare numerologia sacra, alchimia, cabala ermetica e Membro del Consiglio Direttivo dell’Accademia Italiana Runologi.
I due studiosi, utilizzando gli strumenti storici, antropologici ed esoterici, con un controllo incrociato delle fonti rigoroso e documentato, analizzano un periodo storico che si colloca tra il XIII e il XIX secolo, quando il popolo islandese si valse dei misteri collegati alla magia per migliorare o realizzare i suoi scopi e le sue necessità. Va specificato che la magia concepita come arte non appartiene a una sola etnia, ma è patrimonio di tutti i popoli. E’ dalle origini della civiltà, che in gran parte delle culture antiche e moderne, sono esistite credenze e pratiche magiche, con peculiarità simili nella sostanza e diverse nella forma, caratteristiche non solo dell’occultismo e della stregoneria, ma costituenti un unicum con la scienza e la religione.
L’interesse dei due ricercatori, deriva dal fatto che nella maggioranza dei casi, l’utilizzo di formule e pratiche magiche islandesi si collega all’uso di Rune e simboli magici legate a esse. Durante i secoli, molti grimori sono stati scritti da maghi islandesi ma molti di questi sono stati distrutti o persi, per opera dell’Inquisizione e a causa dei danni dovuti agli eventi del tempo.
Al presente, in base a uno dei più grandi database di manoscritti islandesi Handit. Is, unicamente 32 manoscritti con finalità magiche sono ancora disponibili. Di questi, pochi sono stati accuratamente studiati e tradotti per renderli disponibili al pubblico. In questo volume, che attualmente rappresenta una delle più grandi raccolte di simboli magici, i due studiosi, dopo aver opportunamente descritto il quadro storico dell’Islanda, per chiarire il motivo della nascita di questa cultura, descrivono e analizzano sette grimori (trattati magici islandesi) , Landnàmabòk, Islendiigabòk, Manoscritto Huld, Tvaer Galdraskraeour Lbs 241 e 8vo, Galdrakver Lbs 764 8vo, Laekningakver AM12 434, Galdrakver Lbs 143 8vo, con la riproduzione di tutte le pagine contenenti formule e sigilli magici con la spiegazione di tutti i simboli presenti.
Ogni manoscritto è identificato con un codice che rappresenta il riferimento bibliografico della biblioteca che lo accoglie e, spesso, con un nome descrittivo. Oggi, i Galdrastafir sono spesso indicati come Rune o simboli vicino alle Rune, che in maggioranza sono una stilizzazione moderna e non sono in alcun modo riconducibili alla tradizione germanico- scandinava. In realtà, i Galdastrafir sono la sezione meno studiata dell’esoterismo medievale islandese. Tecnicamente essi sono tipici sigilli, segni e formule presumibilmente dotati di poteri magici.
La maggior parte dei ricercatori è d’accordo sul fatto che i Galdastrafir siano un sistema sviluppatosi spontaneamente di disegni magici di un periodo runico più recente che si manifestò in Islanda nell’alto medioevo (secoli IX- XI). Non esistono prove archeologiche o etnografiche che siano stati utilizzati in secoli precedenti. L’unica sicurezza è che queste simbologie criptiche prendono spunto e ispirazione da varianti e glifi runici più antichi.
Non si conosce la regione specifica in cui sono apparsi i primi Galdrastafir, però una leggenda racconta di un vescovo di nome Saemundur il Saggio che imparò queste facoltà in una misteriosa “Scuola Nera” in qualche luogo in Europa e in tempi successivi, ne raggiunsero le pratiche segrete tramite due luoghi principali in Islanda, a Hòlar (nel Nord) e a Skàlholt (nel Sud- Ovest), che furono i principali focolai di attività magica. I due ricercatori specificano anche di non possedere nessuna informazione riguardo al periodo preciso in cui iniziarono a essere usati, perché tutti i testi contenenti questi sigilli o riferimenti a essi risalgono dal XV secolo in poi, ma ritengono fermamente che la loro origine superi i confini del tempo.
Oggi, l’unica fonte d’informazione sui Galdastrafir sono i grimori che trattano argomenti esoterici e, in particolare, lavorano con le Rune per moltissimi scopi. Il più antico manoscritto è stato realizzato nel periodo che va dal 1497 al 1520, dal vescovo cristiano Gottskalk e il suo nome era Raudskinna che significa “pelle rossa” perché per la sua fabbricazione fu usata una pergamena rosso brillante e le Rune furono disegnate in oro puro. Il secondo grimorio che nomina i Galdastrafir si chiama Graskinna, in islandese “pelle grigia”. Sembra si trattasse di un testo tradotto: sigilli e incantesimi runici erano scritti su un lato del foglio e una traduzione in latino sull’altro.
Gli autori non sono a conoscenza di altre informazioni in merito a questo documento dell’antica cultura islandese. L’etnologo e runologo russo Leonid Korablev, però, ha pubblicato un libro con lo stesso nome, ricostruendo gli elementi del testo originale basato su numerose fonti archeologiche, etnografiche e folcloristiche.
La parola Galdastrafir (Galdastrafur al singolare) deriva dalla lingua norrena e per dare un primo significato al termine, si deve scomporre il vocabolo in “Galdra” associandolo a “galdrar” che riporta il significato di questa parola attribuendolo attribuendolo al concetto di “canto magico”, come intonazione di una formula o di un sussurro. Il conseguente “Stafir”, in antico linguaggio nordico “stafar”, che è tradotto anche dall’inglese in “stick” o “stave” riconducendolo in italiano al significato di “doghe” o “bastoni”. In concreto quest’ultima parte, secondo alcuni studi si lega anche alla struttura del sigillo, ossia le linee rette che sono usate per la sua creazione, ma è molto attendibile anche l’ipotesi dei supporti su cui questi incantesimi erano incisi e programmati.
Queste formule sono comunemente descritte come degli autentici incantesimi, al punto che in tutti i manoscritti in cui essi sono riportati, sono accompagnati da descrizioni ben precise sull’intenzione e la loro rappresentazione, insieme a metodi di composizione e varietà di materiale usato. La loro origine li raffigura nella magia popolare islandese perché i maghi di quella terra ne erano i custodi, conservandoli accuratamente nei loro grimori a iniziare dal XIV secolo.
Caratteristicamente questi manoscritti conterrebbero anche vasti indici di glifi cifrati e Rune cifrate, comunemente noti come “Lon- runer”. Queste Rune erano sovente considerate come un mezzo per oscurare parte di un incantesimo scritto cifrando contenuti cruciali, ma la crittografia può anche essere usata come un passaggio per trasformare le intenzioni o uno scopo sotto forma di sigillo.
Altri glifi runici che spesso si vedono nei manoscritti scandinavi, sono conosciuti con diversi nomi come “Trold- runer” o “Mal- runer”, oppure come “kenning- runer”. Queste Rune frequentemente trasmettono significati e associazioni più variabili secondo diverse pratiche magiche, a volte si riferiscono direttamente a parti specifiche della tradizione o della mitologia e sono spesso incorporate nel disegno dei Bastoni magici.
Negli insegnamenti dei maestri runologi contemporanei possono essere descritti anche nella loro struttura identificando, nelle forme più conosciute di questi Galdastrafir, un “fulcro”, ossia la parte in cui le linee rette s’incrociano, in pratica il cuore della formula, (gli autori citano come esempio il Vegvisir). Le linee rette o a volte curve denominate “braccia” sono i settori dove sono impressi o disegnati i glifi, invece il vettore determina la parte più esterna delle braccia. Su di esso è costruito l’incantesimo attraverso metodologie criptate e misteriose, difficilissime da comprendere se non da veri esperti di sigilli runici, perché la segretezza del codice doveva già all”epoca rimanere oscurata e nascosta.
Un altro elemento importante era l’armoniosità del Galdrastafir perché tutto risuonasse con la vibrazione esatta, appurando in quella forma, un’energia funzionale attiva, e anche unica e affascinante sul piano visivo. Quest’ultimo aspetto, come rilevano gli studiosi, è molto importante al punto che pochi esperti esprimono teorie diverse fra loro, perché la segretezza dei simboli era tale da non dare mai una sicurezza sul metodo più adatto di creazione che i maghi islandesi usavano per la loro formula magica. Solo chi coltiva questa forma di arte in sinergia con la conoscenza può decifrarne il significato, quasi sempre nascosto in minuziosi dettagli grafici, che contengono un grande valore energetico.
Il valore del saggio, come ha acutamente osservato Heldgrindr nella prefazione, non si limita solo all’analisi dei motivi che hanno portato la popolazione islandese a creare queste pratiche magiche che essendo l’economia locale di sussistenza, fondata sulla pesca, l’agricoltura e la pastorizia, riguardavano il favorire buoni raccolti, la protezione del bestiame contro furti e malattie, la fortuna nei negoziati, per esempio. Il secondo valore del testo è aprire strade di ricerca multidisciplinari, che si collega alla tesi di C. G. Jung dell’uomo come animale simbolico e alle scoperte della fisica come la teoria delle stringhe che sembra confermare l’esistenza di suoni primordiali sostenendo, sulla base di una teoria matematica attualmente non ancora sperimentabile, che tutte le particelle elementari che formano l’Universo siano modi vibrazionali di stringhe microscopiche così piccole da non poter essere distinte dalle particelle elementari conosciute.
Queste piccole cordicelle vibranti che sono il fondamento delle molecole darebbero, mediante i propri movimenti vibranti, a tutta la materia e l’energia conoscibile, trasformando le particelle subatomiche in note musicali che rendono la natura come una partitura. Il merito di questo saggio, è fornire il punto d’incontro tra esoterismo e scienza, per riuscire ad ampliare la conoscenza delle potenzialità di natura e umanità ancora nascoste, in una sinergia costruttiva, che amplia le capacità umane e la loro capacità di evoluzione.