Il Tomo II “Galdrastrastafir. Misteri e sussurri degli antichi grimori islandesi” (€uro 28,00 p. 360)
pubblicato da PSICHE 2, completa il lavoro di studi e di ricerche di Norak Odal runologo, scrittore,
Direttore del Museo della Stregoneria Contemporanea di Torino, docente presso l’A.I.M.E.
(Accademia Iniziatica della Magia e dell’Esoterismo) e presso l’A.I.R. (Accademia Italiana
Runologi) e di Lohtàr Kaun, Ricercatore e studioso di Magia Islandese, Esperto di formalistica
runica e Membro del Consiglio Direttivo dell’Accademia Italiana Runologi, iniziato con il Tomo I
“Galdrastafir. Il canto magico delle antiche formule d’Islanda”, analizzando la più completa e
meglio conservata collezione di manoscritti antichi che, fin dai primi insediamenti, descrive nei
minimi dettagli l’evoluzione dell’isola.
Galdrastafir. Vol. 2: Misteri e sussurri degli antichi grimori islandesi
Il Landnàmabòk e Islendiingabòk sono tra i più antichi dell’Islanda e gli islandesi possono, tramite la capillarità descrittiva delle sue origini, risalire ai loro antenati aiutati dalla tecnologia contemporanea tanto che nel sito internet islendingabok.is ogni abitante può ottenere informazioni sulla loro genealogia. Sia per il loro valore come documenti storici che per la validità artistica dei testi, la letteratura medievale islandese rappresenta una delle maggiori raccolte della cultura medievale europea.
L’Istituto Arni Magnùsson (Stofnun Arna Magnùssonar) è un museo e un istituto di studi storici situato a Reykjavìk in Islanda. E’ stato fondato nel 1971 appositamente per accogliere l’importante collezione di manoscritti medievali islandesi di Arni Mgnùsson. Arni Magnusson (1663-1730) si trasferì in Danimarca nel 1682-1683 come studente e discepolo del dotto medico e matematico danese Thomas Bartolin per stabilirvisi definitivamente nel 1701 quando ottenne una cattedra all’Università di Copenaghen. Appassionato archivista, Magnùsson iniziò a collezionare manoscritti islandesi antichi riuscendo a realizzare nel corso degli anni una raccolta cospicua (oltre 2.000 codici) e di notevole valore storico, letterario e artistico, conosciuta col nome di Arnamagnaean Codex. Nel XVII secolo, l’interesse per la letteratura islandese crebbe in Europa, stimolando gli sforzi Arni Magnùsson a raccogliere e preservare i manoscritti esistenti. Sono state preparate edizioni stampate, e anche traduzioni in latino e lingue moderne. Lo studio accademico della letteratura islandese medievale è continuato fino ad oggi, con nuove edizioni, nuove traduzioni e nuove analisi accademiche pubblicate
regolarmente.
Il sito web www.handrit è un elenco congiunto di manoscritti islandesi e nordici
conservati nel dipartimento di manoscritti della Biblioteca nazionale e universitaria, l’Istituto Arni
Mgnùsson per gli studi islandesi e l’Arnasafan di Copenaghen. Il materiale dei manoscritti è
costituito dalla letteratura antica islandese, inclusa una raccolta completa di saghe ed episodi
islandesi. È compresa anche gran parte della mitologia nordica, racconti episcopali, racconti antichi
e racconti cavallereschi, come pure una serie di manoscritti contenenti poesie, rime e versi. È
fornito anche l’accesso alle immagini dei manoscritti digitali. I manoscritti runici digitalizzati
attualmente sono 105 e solo pochi di essi sono stati studiati e tradotti interamente dai ricercatori. Gli
autori hanno effettuato una breve descrizione tra quelli esaminati attraverso gli studi intrapresi dalla
ricercatrice Alessia Bauer con un ampliamento nella sezione dedicata ai manoscritti “magici” di
Lothar Kaun. Più precisamente, il Tomo II prosegue, come il precedente, con la descrizione di
ulteriori quattro manoscritti magici: Leifar Ibs 3902 4to, Sorcerer’s Screed, Ata amb 2 Galdrabòk.
64 manoscritti passati in rassegna con una breve descrizione del loro contenuto e un
approfondimento sul leggendario Rauoskinna (“pelle rossa” in islandese”, chiamato così per il
colore della copertina, rosso con lettere runiche d’oro), il leggendario trattato islandese sulla magia
nera, opera del vescovo cristiano Gottskalk, il cui obiettivo principale era usare la magia per
controllare il vero Satana e le forze più oscure e maligne.
Quando Gottskalk morì nell’inverno del 1520, il Rauoskinna fu sepolto con lui, portando con sé i suoi segreti per sempre. 290 immagini originali dei manoscritti accompagnano 19 scomposizioni di sigilli molto complessi tra cui il famosissimo Vegvisir. I manoscritti, che possono essere indicati con il termine generale Rùnafraeoi (arte runica), comprendono due manoscritti del XVII e XVIII secolo, quattro manoscritti risalenti al XIX secolo e uno risalente al XX secolo. Tutti hanno un carattere teorico pronunciato, per la precisione, fanno riferimento alla questione dell’origine delle rune acquisite da Odino, e parlano anche della divisione della composizione runica in tre aettir, toccano diversi aspetti dei caratteri runici: la forma delle rune, i nomi delle rune, la poesia runica ed eseguire un’analogia comparativa tra le rune e altri caratteri, per esempio le lettere greche.
Il Leifar Ibs 3902 4to è un imponente manoscritto di 500 fogli. L’opera è stata scritta da Iosteinn
Konràosson (1873-1959). Il suo contenuto include galdrastafir di ogni genere e rivela uno sforzo
importante dello scriba. L’autore, infatti, iniziò nell’anno 1890 a raccogliere vari pezzi di cultura
popolare che riteneva non avessero alcuna possibilità di essere stampati. La sua collezione
“Remnants of Icelandic Folk Knowledge” è ora nella collezione di manoscritti della Biblioteca
Nazionale (Lbs 3902 4to). Ha copiato materiale da vari grimori e ha anche raccolto informazioni
sulla geomanzia, chiromanzia, astrologia, tra gli altri argomenti.
Le formule e i sigilli riportati in parte dai due studiosi, hanno diverse finalità: la sicurezza nei viaggi, una buona pesca, la conquista di una fanciulla, la protezione contro i malefici o la possibilità di avere sogni lucidi, per viaggiare in giro per i mondi, per esempio. Il GALDRA-SKRAEDA- Sorcerer’s Screed costituisce un’anomalia rispetto ai classici Grimori islandesi perché è stato compilato nel XX secolo da un personaggio complesso e controverso. The Sorcerer’s Screed (Base dello Stregone), chiamato GaldraSkraeda in islandese, è stato originariamente pubblicato sulla rivista annuale Jòlagjofin (Yule Present) nel 1940. La rivista è stata scritta e curata da Jochum Magnùs Eggertson, un eclettico che ha scritto poesie, prosa e saggistica usando lo strano pseudonimo di Skuggi (Shadow-Ombra). Jochum
Magnùs è nato nel 1896 a Suour-Iingeyjarsy’sla, nella parte settentrionale dell’Islanda. E’ cresciuto
principalmente con il fratellastro, Samùel Eggertsson, che era un noto artista e cartografo e insegnò
al ragazzo a disegnare e scrivere. Le abilità apprese da suo fratello si manifestano chiaramente nelle
sceneggiature di Skuggi, in particolare quella che in seguito divenne The Sorcerer’s Screed, in cui
scrisse a mano il testo e le Rune e disegnò diagrammi, simboli e bindrune.
Oltre a raccogliere e documentare i quasi 140 incantesimi ritratti nel The Sorcerer’s Screed, Skuggi affermò di avere in suo possesso 27 pagine del vecchio e perduto libro di magia, Gullskinna (Pelle d’oro). Il manoscritto è descritto dettagliatamente nel suo libro Brisingarm-en Freyju, che lo rese famoso per le sue teorie originali su una cultura esotica di una tribù Keltic che vagava sull’isola con un
convoglio di cammelli in Islanda molto prima dell’insediamento nordico. Nel folklore islandese il
Gullskinna è indicato come “un libro che non poteva essere bruciato” e Skuggi afferma che è la
madre di tutti i grimori. La verità è che nessuno è mai riuscito a vedere le pagine del presunto
manoscritto. Anche se Skuggi parla nella prefazione, di altri due libri pronti per la pubblicazione, di
cui uno dedicato alla Magia Nera, non si hanno notizie di questi volumi. La sua ricerca, durata anni,
per la compilazione di The Sorcerer’s Screed, l’ha condotto a raccogliere informazioni da numerosi
grimori raccolti in biblioteche pubbliche e private, come descrive nelle pagine finali del suo libro,
ma in particolare riferisce di aver avuto accesso a tre manoscritti molto antichi, che hanno costituito
la fonte primaria dei suoi testi. I ricercatori hanno presentato copie delle pagine del libro di Skuggi e
dopo di ognuna di esse è ripreso il simbolo e la sua descrizione e funzione come riportato
dall’autore; per esempio il simbolo da indossare nel mezzo del petto per non essere ucciso dal
proprio nemico o da scolpire su legno di cedro per non perire in mare.
ATA Amb 2 Galdrabòk- Manoscritto di Stoccolma, è una raccolta di grimori islandesi (testi magici), risalenti al XVI-XVII secolo. Il Galdrabòk presenta un’ampia varietà di disegni magici. Tra questi ci sono diverse versioni del famoso”AEgishjalmur”, o “Elmo del timore reverenziale”. Complessivamente, il Galdrabòk utilizza la simbologia nordica tradizionale unita con un’influenza dell’Europa occidentale che riflette l’effetto congiunto di culture Norvegesi Antiche e Periodo Cristiano sulla storia e tradizioni
dell’Islanda. I disegni del Galdrabòk, però, trascendono le tradizionali formule di blind-rune
conosciute generalmente. Gli incantesimi contenuti nel libro, infatti, colpiscono per il loro grado di
raffinatezza e complessità. Il libro presenta due principali caratteristiche grafiche nei suoi
incantesimi: rune (o segni simili a rune) e galdramyndir, che sono segni magici che possono avere o
no origini runiche. Benché le rune fossero comunemente presenti nei sigilli magici islandesi, altre
varianti runiche codificate, chiamate “villuletur” o “villurunir”, erano anche usate per confondere o
nascondere segreti invece di rivelare i veri significati.
Diversi libri parlano del Galdrabòk sia integralmente o in estratti, tra questi: “THE GALDRABòK” come tradotto da Stephen E. Flowers e “NORTHERN MAGIC” di Edred Thorsson. Secondo le ricerche di Flowers questo grimorio è stato scritto da quattro distinti maghi. Il primo mago, che lavorava in Islanda nella seconda metà del sedicesimo secolo, scrisse gli incantesimi 1-10. Poco dopo, fu trasmesso a un altro islandese, che aggiunse gli incantesimi 11-39. Forse qualche tempo dopo un terzo scriba islandese entrò in possesso del libro e aggiunse gli incantesimi 40-44. Quest’ultimo “galdramadhur” è scritto in stile corsivo del XVII secolo. Quest’ultimo scrittore, inoltre, ha aggiunto al libro una ricca serie di riferimenti agli dei più anziani e alla tradizione germanica. Non molto tempo dopo l’aggiunta del terzo compilatore, il testo fu portato in Danimarca, giungendo nelle mani di un mago danese che
aggiunse gli incantesimi dell’ultima sezione da 44 a 47. Secondo Flowers, il mago danese doveva
aver avuto anche accesso ad altri libri di magia islandesi, ora perduti, dai quali ha raccolto questi
incantesimi. Nel 1682 il libro fu acquisito dal filologo danese JG Sparfvenfelt e fu in seguito
acquistato dagli svedesi per la loro crescente collezione di monumenti e manoscritti “Gotici”. Alla
fine è stato inserito nell’Accademia delle Scienze (Museo Storico Statale) di Stoccolma, dove si
trova ora.
Il Manoscritto di Stoccolma si sviluppa dunque in quasi cento anni. Nel 1927 fu tradotto
in svedese da Natan Lindqvist e pubblicato con il titolo “En islansk Svartkonstbok fràn 1500 –
talet”. Il Galdrabòk è essenzialmente composto di due tipi d’incantesimi: un gruppo di incantesimi
che agisce per mezzo della formula della preghiera, invocando poteri superiori e mediante i quali il
fine magico è realizzato indirettamente. Il secondo gruppo è costituito da incantesimi più
comunemente usati che presumibilmente hanno funzionato come espressione diretta della volontà
del mago, espressa in forme di segni, formule scritte o parlate. Tre degli incantesimi nel Galdrabòk
non coinvolgono né preghiere né segni, ma sono più simili a una ricetta o a una pozione, usando
sostanze naturali che avrebbero dovuto funzionare con effetti magici. Questo tipo di magia naturale
si trova spesso nei manuali dei medici. Stephen Flowers s’interessò molto agli elementi religiosi
espressi negli incantesimi e verificò che un totale di 21 incantesimi ha un punto di vista
prevalentemente non cristiano o apertamente pagano o addirittura diabolico. Flowers non lo ritiene
inaspettato, poiché l’intera pratica della magia era stata associata al passato pagano e in seguito alle
fonti demoniache nel momento dell’introduzione del cristianesimo. Nonostante ciò, ci sono circa
nove incantesimi che sono puramente di prospettiva cristiana, citando figure cristiane o usando
formule cristiane. Ci sono anche alcuni incantesimi con radici giudeo-gnostiche. Gli incantesimi del
Galdrabòk possono essere approssimativamente collocati in sei categorie d’ intenzioni e motivazioni
magiche, le più comuni le formule protettive per il mago o solo gli incantesimi generali per portare
fortuna. Ci sono anche incantesimi dedicati a forme di magia più aggressive. In questo saggio gli
autori trattano solo gli incantesimi che nel Galdrabòk prevedono l’uso di galdra o rune.
Il saggio di Norak Odal e di Lothar Kaun è senza dubbio rimarchevole per la ricchezza dei
documenti analizzati e per la profondità delle analisi che hanno come valori aggiunti aprire la strada
verso futuri filoni di ricerca che riguardano storia, letteratura, religione e la natura composita e
plurale della cultura europea.
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