Approda per la prima volta a Milano un progetto espositivo interamente dedicato a Mondrian e al processo evolutivo che portò questo artista olandese dalla figurazione all’astrazione, dalla tradizione del paesaggio olandese allo sviluppo del suo stile unico, capace di renderlo inconfondibile e celebre.
La mostra ospitata al Mudec di Milano si avvale del patrocinio del Consolato dei Paesi Bassi a Milano e della curatela di Domitilla Dardi. Narra l’ impronta lasciata dal grande artista in diversi ambiti e, soprattutto, uno tra i motivi innovativi che ha apportato nella storia dell’arte contemporanea, le griglie dei colori primari.
L’esposizione è stata realizzata in collaborazione con il Kunstmuseum den Haag, che detiene la più importante collezione di opere di Mondrian al mondo e che ne ha prestate sessanta, scelte tra quelle di Mondrian e di altri artisti rappresentativi della Scuola dell’Aja.
Il fil rouge su cui si esplica il confronto tra le opere del primo periodo, di tipo figurativo, e quelle del periodo astratto, è quello del paesaggio, di cui viene fornita una chiave di lettura visuale e immediata dell’evoluzione stilistica dell’artista.
Una sezione è dedicata a “De Stijl” o neoplasticismo, movimento sorto nei Paesi Bassi nel 1917 su iniziativa dello stesso Mondrian e di Theo van Doesburg, attivi anche alle soglie degli anni Trenta, in grado di innovare il design, l’architettura e l’arte.
I soggetti di paesaggio, che contraddistinguono la prima fase della carriera del grande artista, evidenziano il suo spirito più intimo e indagatore, oltre che la sua capacità di cogliere della realtà gli aspetti più essenziali e immediati, gettando le basi per una stilizzazione della forma che sarebbe stata sempre più progressiva, fino a approdare alle grandi opere astratte caratterizzate da linee e colori primari.
La vicenda artistica di Mondrian è quasi sempre studiata in riferimento alla sua esperienza all’interno del movimento neoplastico; in realtà il suo punto di partenza è dato da una pittura realista di impronta impressionista, appresa attraverso i dipinti della Scuola dell’Aja olandese. Mondrian venne influenzato dai dipinti di van Gogh ammirati ad Amsterdam e anche dal Pointillisme, oltre che dal simbolismo nordico, in particolare di Edvard Munch. Le opere del primo periodo, quali “Mulino”, “Crepuscolo: albero rosso” e “L’albero grigio” evidenziano alcuni cambiamenti stilistici. Le linee vanno semplificandosi e riducendosi, la tavolozza cromatica diventa via via sempre più fredda, con un passaggio da colori caldi come il giallo e il rosso all’azzurro spento fino al grigio. Il primo quadro con il quale Mondrian rompe con la poetica degli esordi della sua carriera è “Composizione 10 in bianco e nero. Molo e oceano”, che mostra un timido tentativo di geometrizzazione dello spazio e una drastica riduzione del numero dei colori ai soli bianco e nero.
Il suo percorso artistico palesa poi dei debiti nei confronti del cubismo, movimenti artistico cui l’artista olandese riconosce il “merito di aver introdotto nella pittura elementi plastici e una nuova tecnica”. Il movimento stesso da lui fondato, il neoplasticismo deve il nome alla volontà di Mondrian di “esprimere le relazioni plasticamente attraverso opposizioni di colore e linee”, considerato il testo fondante del movimento. Rispetto ai cubisti Mondrian considera l’arte uno strumento non tanto per rappresentare la natura, quanto per esprimere l’esigenza di semplicità e essenzialità che l’artista olandese considera universale.
Secondo Mondrian, come ebbe a scrivere, “La pittura può diventare ancora più reale, meno soggettiva, molto più oggettiva quando le sue possibilità vengono realizzate in architettura in modo tale che le capacità dell’artista siano unite a quelle costruttive”.