Si può. No, non è l’ennesima riproposizione di una canzone di Giorgio Gaber. E nemmeno di un brano dei Pooh (In Italia si può). Ma è il quasi incredibile risultato dello scontro tra il buon senso della montagna e l’ottusità degli esperti imposti dal governo degli Incapaci. Quegli esperti che – non avendo mai capito nulla delle Terre Alte – avrebbero preteso di far pranzare i lavoratori dei cantieri con un panino all’aperto anche sotto una nevicata o con temperature polari.
Già il presidente valdostano, Erik Lavévaz, era riuscito ad ottenere una deroga per la Vallée. E nella crepa si è inserito il consigliere regionale piemontese Paolo Bongioanni che ha scritto direttamente ai prefetti, sempre per ottenere una deroga a favore dei lavoratori in montagna. Finalmente la prefettura di Biella – ed a seguire quella di Cuneo – ha risposto chiarendo che è possibile evitare di far ammalare i lavoratori, a patto che le ditte stipulino precisi accordi con i ristoratori. Un via libera quasi fuori tempo massimo, visto che da lunedì si torna in zona gialla, ma può valere per il futuro.

Nel Paese della dittatura degli esperti a gettone mica si poteva pretendere di più. Tipo libertà di scelta sul locale dove consumare il proprio pasto. Ma va bene così. Un primo passo è stato compiuto. Ora si tratta di farlo capire ai controllori, alle truppe di Lamorgese. Non sarà facile.
Anche perché la burocrazia più ottusa avrà campo libero con le interpretazioni più restrittive. Quali sono i paesi di montagna per i quali vale la deroga? Al di sopra di quale quota altimetrica? Valgono le appartenenze alle comunità montane dove, per motivi clientelari, si erano inserite anche località di pianura e di mare? Dal momento che l’autostrada Torino-Milano è stata classificata come autostrada di montagna, anche le due città rientrano nella categoria? E le stesse due città sono parte di Eusalp, la regione alpina europea, dunque se ne può approfittare?

Oppure se ne fa una questione di temperatura e al di sotto di un certo livello si aprono i locali anche per impiegati che lavorano in presenza e devono consumare un pasto caldo? Perché gli esperti non lo sanno, ma un panino caldo, dopo 10 minuti di trasporto in un sacchetto per raggiungere l’ufficio con una temperatura intorno allo zero, caldo non è più. Forse sarebbe il caso di ascoltare anche un gastroenterologo, oltre che i veterinari per imporre lo stile di alimentazione.