Su di me, le montagne hanno sempre esercitato un fascino particolare. Merito di mio padre, probabilmente. E del mese estivo, luglio, che trascorrevamo in Cadore, quando ero bambino, e poi ragazzo.
Merito delle, lunghe, scarpinate per i sentieri delle Dolomiti. Niente di particolarmente impervio, per carità. Mai andato in parete. Al massimo qualche tratto di via ferrata. Ma tanti ghiaioni, sotto il sole che picchiava come un maglio. E tanti boschi. Con la loro magia tessuta di ombre e silenzi.
E poi alle montagne sono, sicuramente, legati i miei ricordi più felici. E importanti. La mia famiglia. Poi alcuni amori…o infatuazioni, sarebbe più giusto dire. Roba da ragazzi. Ma se accade in montagna, è molto diverso che sulle spiagge del mare. Vi è qualcosa di più. Sempre. Il condividere non solo il desiderio, la bramosia di vita di chi sta uscendo dall’adolescenza, ma anche un qualche senso del…mistero. Di qualcosa che va oltre la contingenza. Erano storie effimere, più o meno. Ma c’erano le vette. Il sole che le faceva diventare giardini di rose al tramonto. Il silenzio del bosco. Il profumo dei larici e degli abeti. Quello, più intenso ancora, dei mughi…

E c’è il ricordo dei libri letti nelle ore, giornate spesso, di solitudine e indolenza. Letture voraci. E caotiche. Eccolo là, dirà qualcuno. Non il Direttore, questa volta. Perché lui è uomo di montagna, molto più di me. E queste cose le capisce..
Eccolo là, a rimpiangere la giovinezza perduta…
E invece no. Nessun rimpianto. Nostalgia, quella sì. Nostalgia per una Montagna che, oggi, forse sta sparendo. Non fisicamente, certo, ché ci vorrebbero ere geologiche. E, nonostante tutto, non sono così vecchio…
Ma sta sparendo a livello della…diciamo percezione. O coscienza. Perché chi la frequenta, oggi, ha un rapporto molto, troppo diverso.
Intanto sono vacanze brevi. Mordi e fuggi. Si ha una settimana disponibile, se va bene. E si deve fare tutto, vedere tutto. Ci si porta dietro, e soprattutto dentro, i ritmi della pianura. Della città. Si sale fisicamente in altura. Ma dentro, si resta in piano. Piatti.
La dimostrazione di quanto abbia ragione Massimo Scaligero, quando, in “Segreti dello spazio e del tempo”, afferma (cito a memoria, quindi impreciso) che quando viaggiamo, ordinariamente, crediamo di muoverci. Ma, in realtà, siamo solo mossi. Perché la nostra coscienza non muta. Resta uguale. Ancorata, anzi avviluppata nelle pastoie del vivere ordinario…
E poi oggi si va in vacanza in montagna, così come si va al mare. Con le stesse pretese. La piscina, il centro benessere, la vasca con idromassaggio in camera, il televisore, il WiFi…. Ci portiamo dietro la vita ordinaria. Incapaci di un pur minimo distacco. E torniamo, poi, più stanchi, forse anche più stressati di prima.
Un tempo non era così. Noi in montagna ci stavamo un mese. Ma lo potevamo fare perché ci si accontentava. O meglio, si era felici di ciò che si aveva. Ovvero di essere in montagna. Per davvero. Non in una copia della città trasportata ad una quota più elevata. Era diverso. Una dimensione spirituale diversa. E ti dava autentico ristoro.
Rilanciare la Montagna. Ne abbiamo, fra l’altro, parlato proprio venerdì scorso in una iniziativa de “Il Nodo di Gordio”. Interventi sulla economia, il PNRR, i problemi tecnici. Sono intervenuti, tra gli altri, Augusto Grandi e Mariano Allocco. Due grandi esperti di montagna. Ma, soprattutto, due che la montagna la amano e la vivono.
E poi vi era il luogo. Palù, nel cuore della Valle dei Mocheni. La Valle Stregata di Musil. Ne ho già parlato più volte. Perché, da quando l’ho scoperta, per me è divenuta un luogo dell’anima.
E anche per un altro fattore importante. Questa Valle si è mantenuta incontaminata. Come sempre è stata. Come sempre dovrebbero essere le Valli montane. In fondo l’incantesimo di Val dei Mocheni sta proprio in questo. Nel suo essere ancora montagna. Con le sue genti. I suoi usi. La sua lingua.
Fuori dal tempo? No. Piuttosto sospesa in un’altra dimensione. Come se si fosse nel vecchio film Brigadoon…
Non parlo del convegno. Questo non è un resoconto. Neppure un articolo a dire il vero…. Forse soltanto un flusso di emozioni…
Poi, siamo andati dal Burbiz, come sempre. Oste, ma soprattutto amico.
Sento ancora il sapore dei suoi straordinari Kropfen. Dello stufato. Della polenta fatta a pajolo. Della Treccia Mochena….