Lo stage in Italia rappresenta spesso un lavoro non retribuito e con scarsi livelli di sicurezza. Lo stage dovrebbe garantire un lavoro futuro a un giovane e non causarne la morte.
Uno studente di appena 18 anni è deceduto in un incidente sul lavoro nella sede di un’azienda industriale di Lauzacco (Udine). Il giovane si trovava in quell’azienda per l’ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro. Per la morte di Lorenzo Parelli la procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo contro il datore di lavoro, per ricostruire la dinamica dell’incidente.
È il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, a esprimere l’amarezza di tutta l’opinione pubblica per il fatto: “La morte di un ragazzo di 18 anni durante una esperienza di stage provoca immenso dolore. Incidenti come questo sono inaccettabili, come inaccettabile è ogni morte sul lavoro. Il tirocinio deve essere utile a una esperienza di vita. Dobbiamo mettere tutto il nostro impegno, come istituzioni, a lavorare con più impegno perché episodi come questo non si ripetano più”.
Si continua a utilizzare la vecchia alternanza scuola-lavoro, che dovrebbe essere denominata con un altro acronimo di lavoro gratuito, per impegnare gli studenti in attività che appaiono chiaramente lavoro non retribuito e spesso con scarsi livelli sicurezza. Una luce tragica su una sperimentazione cominciata nel 2015 con la “buona Scuola” del governo Renzi. È ormai routine che in moltissime di queste esperienze sia evidente la bassa o nulla qualità formativa e la mancanza di formazione sulla cultura del lavoro in termini di sicurezza. In molti casi il tirocinio si trasforma in vero e proprio lavoro gratuito, quindi in una forma di sfruttamento.
Siamo certi che in un Paese civile la morte di uno studente di solo 18 anni dovrebbe scuotere tutte le coscienze, che lo stage in un’azienda dovrebbe garantire il futuro a un giovane, non condurlo alla morte.
Una strage di vittime innocenti che perdono la vita in aziende poco sicure: lavoratori anziani su impalcature, giovani inesperti che si approcciano ai cantieri, lavoratori uccisi dai macchinari. Non si può accettare più che le aziende utilizzino in modo strumentale i Pcto e l’alternanza scuola-lavoro, quando in realtà cercano manodopera giovane, a basso costo e senza diritti sindacali. Il tirocinio per i nostri giovani deve essere un’esperienza di vita e non di morte.