Nella Notte arrivano i fantasmi. E arrivano anche i Mostri.
Una vaga eco di “Cuore di tenebra”. Forse, anzi senza forse, filtrata dall’incipit di quel capolavoro che è “Apocalypse now”. Una delle scene più suggestive della Storia del Cinema.
In realtà uno spunto rubato a Gramsci. Antonio. Il filosofo idolo di certo marxismo italico. Non il fratello. Mario. Che fu il fondatore del Fascio di Varese. Una delle tante storie italiane che non si raccontano, anzi si negano. Per conformismo.
Comunque, Antonio Gramsci scrive che tra un mondo che muore ed uno, nuovo, che inizia, si manifestano i mostri. I mostri del Chiaroscuro .
Nessuna velleità di tirare fuori il, cosiddetto, “gramscismo di destra”, inventato, a suo tempo, da De Benoist… ma Gramsci era un uomo molto intelligente, non un grande filosofo paragonabile ad un Gentile – dal quale pescò a piene mani – ma comunque un attento, e originale, osservatore della realtà e della condizione umana. Solo in parte condizionato dall’ideologia politica. Come dimostrano i suoi Quaderni, ricchi di spunti e “folgorazioni”.
Un mondo che finisce, uno che inizia. Non è una concezione nuova, moderna…. al contrario, ha un sapore… antico. Qualcosa che ben poco ha a che fare con lo storicismo marxista. E con tutte le concezioni lineari della Storia, che hanno sempre più preso piede nei due millenni dell’era volgare.
Richiama una visione ciclica del tempo. Legata ai ritmi della natura. Al ritmo di nascita, sviluppo, decadenza. Infine Morte. E, poi, nuova nascita.
È il modo di concepire il Tempo, e quindi la Storia (o meglio le Storie al plurale) dei greci e dei latini. Con la dottrina delle quattro Età – Oro, Argento, Bronzo, Ferro – descritta per primo da Esiodo ne “Le opere e i giorni”.
Ed è il modo di pensare il Tempo che ancora informa, a fondamento, il pensiero dell’India, dagli antichissimi Veda, sino alle correnti più “moderne”.
La Fine del Mondo, quella che, per i cristiani, è l’Apocalisse, non viene concepita come un evento unico, definitivo e assoluto. Ma come un “passaggio”. Epocale, certo, e anche drammatico. Ma che già si è presentato e che ancora si presenterà.
E il momento del passaggio è, sempre, quello in cui si rivelano i Mostri. Basti pensare al mito del Ragnarrok germanico. Al Crepuscolo degli Dei. Quando, appunto, si scatenano giganti, demoni e altri mostri.
Sono, però, Mostri del chiaroscuro. Non li vedi in piena luce. Per molti, è difficile riconoscerli. E comprendere che sono “esseri” che possono agire nel passaggio da un mondo ad un altro. Sfruttando il vacuum che si viene a creare.
Questi mostri appaiono, a volte, con volto benevolo. Come l’Anticristo di Giovanni. Come il Gerione di Dante. Il mostro con ali di pipistrello, coda velenosa di scorpione. Ma volto rassicurante di uomo dabbene.
Nella Commedia viene letto, usualmente, come allegoria dell’usura. Ma deve essere molto di più. Perché porta il Poeta e Virgilio dai gironi dei Violenti alle profondità di Malebolge… dove incontreranno diavoli d’ogni tipo e giganti.
E i Mostri del Chiaroscuro si manifestano in molti modi. Fingendo di portare una nuova etica, più tollerante, più… permissiva. E sollecitando i più bassi istinti, le più indegne pulsioni che giacciono sul fondo del subconscio umano. Elevandole a nuovi modelli di “valore”.
Valore… termine economico, esteso, oggi, al campo della morale. Perché nel chiaroscuro, nel crepuscolo è l’interesse economico dominante. In fondo la più bassa delle funzioni, o, se vogliamo, partizioni dell’ordine sociale. Che viene a dominare sull’ordinamento sociale tutto. E sulla sfera spirituale.
Pound aveva visto bene questo processo in corso. Rileggete “Con l’usura”, Cantos XLV.
Descrive il processo che stiamo vivendo. La distruzione della Bellezza. La riduzione di tutto a pulsione psichica. L’orgoglio dei mostri che fino a ieri stavano nascosti nei loro abissi oscuri, e ora spadroneggiano per il Mondo.
Ma è, appunto, un crepuscolo. Un chiaroscuro. E, forse, una battaglia come nella Volupsà… la profezia della Veggente nell’Edda.
Poi, verrà una nuova alba. Un nuovo sole e un nuovo mondo.
Poi…