Dunque.
L’aspide sordo credo esista in zoologia. Ma a me ritorna come eco biblica. Per indicare colui che non vuole e non è in grado di sentire.
Il titolo di questa noterella, però, l’ho rubato a Truman Capote. Al geniale e incostante scrittore che, con la sua prosa ritmata come il jazz di New Orleans, e le sue unghie laccate, ha rappresentato uno snodo fondamentale tra cultura alta e pop nella letteratura americana… Ma non è di lui che voglio parlare. E neppure del suo “Musica per camaleonti”. Come dicevo si tratta solo di un furto. O di un prestito…

La notizia che mi interessa è altra. Ad Oxford, santuario della tradizione classica britannica (e non solo) hanno deciso di depennare Mozart dagli studi musicologici. E stanno valutando di far fare la stessa fine a Bach e Beethoven. Motivazione, ovviamente, scontata. Troppo bianchi. E, per altro, troppo maschi. E quindi non in linea con i nuovi programmi politically correct. Con le richieste di quei fini intenditori di musica che sono gli attivisti Blake Lives Matter e le femministe più estreme. Al cui confronto l’aspide sordo della Bibbia aveva un orecchio musicale che manco Toscanini…
Ora, essendo impossibile cambiare il sesso di Wolfgang Amaedeus, o scurirgli la pelle, si è deciso di eliminarlo dai programmi. Va bene. Ma per sostituirlo con che cosa? I geniali censori oxoniensi si sono, in effetti, trovati di fronte ad un grave dilemma. Opere paragonabili al “Don Giovanni ” o al “Così fan tutte ” scritte da boscimani, tutsi, gallla, o, per cambiare continente, dayaki del Borneo, aborigeni australiani ecc.. non risultano. Non ci sono. Anche perché quei popoli la musica non la scrivevano. E ancora non la scrivono.

Allora hanno pensato i nuovi Soloni, eliminiamo la scrittura… la scrittura musicale. Il pentagramma, le note, il do re mi, la teoria e il solfeggio…. Perché sono razzisti. Esatto. Il pentagramma è intrinsecamente razzista. Perché creato per scrivere la musica occidentale. Quella dell’ uomo bianco.
Il principio, inutile sottolinearlo, è interessante di per se stesso. Perché si presta a molte, moltissime declinazioni.
In effetti, ad Oxford e non solo, si sta mettendo in discussione anche lo studio di Omero e di Virgilio. E con loro, in buona sostanza, di tutta la tradizione dei classici. Di tutta la letteratura greco – latina, della quale proprio le edizioni oxoniensi ci hanno ridato, in passato, mirabili edizioni critiche. In passato, però. Perché ora si sono accorti che Omero e Virgilio erano, orrore!, bianchi. E che cantano eroi bianchi. Addirittura, come Achille, biondi e con gli occhi azzurri…. roba da far sospettare simpatie per le SS…

E tu hai un bel dire per cercare di far passare Omero come un diversamente abile, svantaggiato… E provare a definire Enea come un migrante… Bianchi erano. E di bianchi, e per di più precisamente maschi parlano le loro opere… Nonostante le benemerite correzioni, ovvero mistificazioni, tentate da Netflix. Insomma, seguendo questa linea, di tutta la cultura greco-latina si potrebbero salvare forse Callimaco, in quanto originario di Cirene, e quindi, presumibilmente “abbronzato”, e Terenzio, che viene detto Afro, perché sarebbe stato un liberto di origine nord-africana… pochino….
Ma poi, scusate, anche qui il problema è un altro. Il problema è, come per la musica, la scrittura. Perché i popoli che non l’hanno inventata o adottata, quelli che hanno continuato ad affidarsi alla tradizione orale non hanno potuto lasciarci chissà quali immensi capolavori. E questo è vero soprattutto per l’Africa sub-sahariana, dove, fino all’arrivo degli arabi, la scrittura non era mai stata in uso. Dove le storie si raccontavano, e non scrivevano. Di qui la famigerata definizione di quel razzista di Hegel: Africa, il continente senza storia.

Ora, antropologi e studiosi – penso a Leo Frobenius – che si sono affannati per raccogliere canti, leggende, narrazioni dei popoli senza scrittura, e tramandarcele, non hanno capito niente. Anzi, hanno anch’essi rappresentato una subdola forma di suprematismo bianco, pretendendo di costringere nella scrittura occidentale tradizioni diverse.
Infatti, il problema è proprio la scrittura. Che va radicalmente eliminata. Basta con l’alfabeto. Basta con la penna e il calamaio. E anche con la tastiera di tablet, computer, smartphone.
È necessario tornare ad un radicale analfabetismo. Solo così si riuscirà, almeno parzialmente, ad espiare la gravissima colpa dell’uomo bianco. I suoi delitti, i suoi soprusi.

Quindi, riassumendo. Basta con lo studio della musica. Basta con lo studio dell’alfabeto. Nelle università del futuro i nostri figli non leggeranno, ma impareranno (forse) a battere su un tamburo, o meglio ancora su un tronco cavo, ad inscenare danze tribali, a disegnare rozze figure sulle pareti. Rozze, perché la prospettiva e altro sono invenzioni perniciose di una cultura bianca e razzista.
Insomma, sarà un felice (?) ritorno al paleolitico. Senza la caccia al mammouth, però. Perché i mammouth sono estinti. E perché la caccia non è ecologica.
Quanto allo smilodonte, la tigre dai denti a sciabola che trovava molto gustosi i nostri remoti progenitori… beh, tranquilli. È solo apparentemente estinto. In realtà si cela dietro le sembianze “umane” di sorridenti filantropi che foraggiano e appoggiano questi movimenti che stanno distruggendo la memoria e la tradizione della nostra civiltà. Filantropi che, guarda però il caso, sono tutti non solo multimiliardari, ma anche…. Bianchi!