È sera, ormai una sera grigia e piovigginosa. Come tutta la giornata appena trascorsa. Sembra una coda dell’inverno…mi dice un amico, mentre prendiamo uno spritz, sotto la tettoia del vecchio bar. Al Tufello. Eppure è primavera inoltrata. Maggio. Il 5 Maggio.
E qui, ovviamente, verrebbe (quasi) spontaneo declamare “Ei fu. Siccome immobile…” che resta la cosa migliore scritta in poesia dal Manzoni. Una delle poche. Perché, poi, si diede alla prosa. Per fortuna delle nostre lettere.
E non dubito che questi versi siano venuti in mente a molti, oggi. Per lo meno a quelli che hanno avuto la fortuna di frequentare un buon liceo. Quello di una volta.
E così, con questo inizio, si penserà che io voglia parlare di lui. Di Napoleone. Come sarebbe naturale.
Però a me il Bonaparte non sta simpatico. E più passano gli anni, meno simpatico mi diventa
Certo, fu un genio militare. Indiscutibile. Uno dei pochi della storia, che si contano, forse, sulle dita delle due mani… Annibale, Cesare, Gengiz Kahn, il Condè, Eugenio di Savoia, Federico il Grande di Prussia, Yeyasu Tokugawa, Wallenstein… alle due mani non ci arrivo neppure. E Napoleone fu certo uno di loro. Non dico il più grande, perché davanti a Cesare… beh, non a caso, in tutte le sue campagne si portava dietro i Commentarii. E li studiava. E da Annibale riprese lo schema della battaglia di Canne. E ad Austerliz austriaci e russi ne pagarono lo scotto. Pesantemente.
Però non fu un grande politico. Abile, scaltro. Privo di scrupoli. Ambizioso come nessun altro. Ma grande davvero no. Mancava di visione. E, in fondo, di senso dello Stato. Troppo egotico. Troppo egocentrico. Come tutti i piccoletti, in fondo…
E poi non riesco a perdonare ciò che fece a Venezia. Lui e i suoi compari giacobini hanno distrutto e venduto quella che era una delle più antiche Repubbliche. E un raro esempio di buon governo. Dopo essersi riempiti la bocca di paroloni come Libertà, Uguaglianza, Fratellanza…e in Italia, Napoleone ha rubato tutto quello che non era fissato con un chiodo.
E pensare che, per una manciata di anni, non era nato suddito genovese, invece che francese. Fosse andata diversamente…però, a pensarci bene sarebbe un gran bello spunto per un romanzo ucronico. Il Bonaparte che, generale di un piccolo stato insulare, si trova in mezzo alle complicate vicende italiche, e che, magari, combatte contro i francesi. E contro la Rivoluzione…con imprevedibili sviluppi per la nostra storia. E per quella dell’Europa tutta…
Comunque, io oggi non ho celebrato in alcun modo la morte del Corso. Fu vera gloria? Il dubbio di don Lìsander resta ancora lì. Senza risposta. Anche per noi che siamo, appunto, i posteri… E continuo a capire la delusione di Foscolo, che si sentì tradito. E quella di Beethoven…ché anche la Germania pagò non piccolo prezzo per le sue ambizioni. A Goethe, però, piaceva. Ne aveva la più grande ammirazione. Ma anche Goethe poteva sbagliare qualche volta…
Guardo il cielo grigio di questo, strano, 5 Maggio. Non sembra il cielo di un maggio italiano. Di un Maggio odoroso di rose… Potrebbe essere quello di una terra molto, molto più settentrionale. Dove la primavera è spesso, anzi sempre, bigia. E piovosa.
Lo guardo, e mi sembra di sentire un suono di…cornamuse. Che mi riporta a molti anni fa. In un locale sopra Trieste. Una cena e un concerto di musiche irlandesi. Cornamuse. Arpa. La marcia di Brian Boru, l’Ard Ri che cadde davanti a Dublino. Impedendo che l’Irlanda facesse la fine della vicina Britannia. Conquistata dai predoni di lingua germanica che venivano dal mare. Brian il Rosso, che fu anche musico. E suonava l’arpa.
E poi… Il canto della rivolta. Il canto dell’IRA…
Strani pensieri. Strane associazioni mentali. Che c’entra l’Irlanda con Napoleone? E con il 5 Maggio?
Poi, mi sorge un’altra memoria. In questa data non è morto solo il Bonaparte. Anche qualcun altro. Che, dicono, si lasciò morire di inedia per rivendicare la libertà del suo popolo. Oltre sessanta giorni di agonia. Nessuno dei suoi carcerieri fece alcunché per salvarlo.
Come diceva una vecchia canzone de “La compagnia dell’anello”? Non ricordo esattamente, ma… Questa sera immaginarie cornamuse suonano per lui. Bobby Sands.