La riscoperta del mito di Pablo Escobar è stata oggetto di diverse serie televisive, tra cui Narcos, che hanno portato in tendenza il modello del narcotrafficante e celebrato l’equazione: droga uguale potere. Narcos è una serie uscita nel 2015 e ideata da Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro. Con un’ambientazione tutta colombiana, la serie tv si pone l’obiettivo di rappresentare le vicende del maggiore trafficante di cocaina al mondo attraverso la magistrale interpretazione dell’attore Wagner Moura.
Le origini di pablo Escobar, il futuro re della cocaina
Escobar nasce nel 1949 a Rionegro, tuttavia la sua giovinezza si sposta verso un altro centro cittadino: Medellìn. La sua adolescenza si caratterizza per la partecipazione a movimenti come il Nadaismo, una corrente giovanile che si fondava sul ripudio delle figure genitoriali, e il microcrimine. A seguito della sua detenzione a Ladera, Pablo conosce un contrabbandiere della sua zona e, una volta fuori dal carcere, inizia a collaborare con lui. Presto nel panorama del narcotraffico si inserisce una nuova droga: la cocaina. Conscio che quel traffico lo avrebbe portato lontano, Escobar a metà degli anni ’70 inizia a creare un monopolio sulla sostanza.
Plata o plomo, il motto di Escobar
Negli anni ’80 Escobar è oramai noto a livello internazionale, e tra le sue frasi più celebri troviamo “plata o plomo”, successivamente ripresa dalla serie tv Netflix e diventata un cult. Intimidazione e minacce costellano l’universo del criminale colombiano, conosciuto anche per essere uno dei più sanguinari al mondo. Infatti, proprio secondo i racconti dei suoi collaboratori , Pablo avrebbe ucciso senza pietà innumerevoli guardie e chiunque si fosse posto lungo la sua strada. Negli episodi di Narcos viene messo in luce come l’obiettivo del narcotrafficante fosse quello di eliminare quanti più agenti possibili: a metà della prima stagione si contano 200 caduti.
Pablo escobar: il Robin Hood colombiano
Nonostante la sua figura così controversa, la popolazione di Medellìn decide di proteggere Escobar dalle ricerche estenuanti della polizia offrendogli protezione e massima copertura. L’omertà creatasi attorno alla sua persona è dovuta soprattutto al denaro, dato ai più bisognosi, e dedicato alla costruzione di edifici per la comunità cittadina. Oramai diventato il Robin Hood colombiano è facile ritagliarsi uno spazio all’interno di un nuovo business: la politica. Entrare in parlamento nel 1982 con il partito Alternativa Liberal, consente al criminale di ottenere l’agognata immunità parlamentare e il potere, due fattori che avrebbero contribuito all’espansione del suo narcotraffico. Nonostante l’immunità, il suo complicato rapporto con il potere e con la politica continua. Tanto che nel 1984 Escobar è costretto alle dimissioni.
I cartelli e la nascita del mito
Narcos riprende la logica della produzione e del traffico internazionale della cocaina, basato sui cartelli, ovvero insiemi di organizzazioni che fanno della cocaina il principale oggetto di guadagno. Dalla pasta di cocaina allo spaccio verso gli Stati Uniti, Pablo è in grado di tenere in piedi due importanti cartelli della droga: quello di Medellìn e quello di Cali, che gli frutteranno parecchio nel corso degli episodi. L’intera Narcos è dedicata alle organizzazioni delle due città di Pablo Escobar e a una rincorsa infinita della polizia per incriminarlo. La droga in questo telefilm è sinonimo di potere e di denaro facile, le più grandi bramosie del protagonista pronto a tutto per ottenerle.
Narcos e la critica
Nonostante rappresenti uno spietato criminale, la critica diffusa rivolta ai tre registi è quella di mostrare ancora un melenso e garbato Pablo. Sicuramente non lo stesso che ha ucciso senza rimorso innumerevoli persone. Anche il figlio, Juan Pablo Escobar, si pone contro la serie dal marchio Neflix affermando: “mio padre non è lo stesso della serie tv”. Quale che sia la vera storia di Pablo Escobar, il successo della serie ha rimesso in carreggiata un nuovo personaggio: il narcotrafficante.