Ci sono i grandi blocchi geopolitici basati sul rapporto più o meno conflittuale tra Cina e Stati Uniti. E ci sono le grandi iniziative politico/economiche che tendono a modificare gli equilibri, permettendo a diversi Paesi di uscire dal ruolo di servi atlantisti o di vassalli di Pechino. Non di Mosca, poiché il ruolo russo si è drammaticamente ridimensionato. Non tanto a causa della guerra ma soprattutto a causa della cialtroneria di oligarchi che hanno pensato solo a sfruttare le risorse energetiche e minerarie dell’immenso Paese, senza degnarsi di investire per modernizzarlo.
Comunque, mentre Putin e Biden giocano a Risiko utilizzando il folle Zelensky, il resto del mondo si muove autonomamente. Ad inizio settembre, prima dunque dell’arrivo del super atlantista alla Farnesina, si è svolto a Praga il primo incontro della Cpe, la Comunità politica europea. Un organismo informale che ha riunito 44 Paesi. Quelli dell’Unione europea più altri, tra i quali Gran Bretagna, Turchia e l’immancabile Ucraina (ormai partecipa anche alle riunioni africane o sudamericane, per evitare che Zelensky accusi tutti di putinismo). È solo un inizio, ovviamente, ma è già qualcosa.
Sul fronte opposto l’Algeria (il nuovo maggior fornitore di gas all’Italia) ha presentato una domanda formale di adesione ai Brics, il blocco economico di cui fanno parte Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Ma anche Argentina ed Iran vogliono aderire. E Pechino ha reso noto che sono arrivate richieste anche da Indonesia, Egitto, Arabia Saudita e Turchia. Si conferma, dunque, la capacità di Ankara di giocare su più tavoli contemporaneamente. In pratica la Turchia si candida ad avere un ruolo fondamentale nei rapporti tra l’Europa ed il resto del mondo. Riportando il Mediterraneo al centro della geopolitica mondiale (chissà se gli atlantisti italiani sanno che tutta quell’acqua che circonda la Penisola è il Mediterraneo e non una piscina a disposizione del Twiga).
Da notare anche che i Brics potrebbero diventare, in futuro, anche il luogo dove individuare una mediazione tra nemici storici come Iran ed Arabia Saudita. E dove comporre i dissidi tra Ankara e Il Cairo. Una grande fregatura, insomma, per i mercanti di armi atlantisti.