L’associazione “La Città delle Donne” guidata da Flavia Curti, nasce per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e le fasce più deboli della società.
La finalità principale dell’associazione è quella di valorizzare e rendere indipendenti economicamente ogni donna, o un disabile, attraverso l’ausilio di veri professionisti con il supporto di iniziative solidali in una cultura alternativa alla violenza di genere e ai preconcetti sulla disabilità.
All’interno dell’associazione troveranno dunque spazio non solo tematiche legate alle donne ma, in collaborazione con l’Associazione Down Onlus, si cercheranno di coinvolgere le persone con sindrome di Down, in opportunità ed esperienze formative finalizzate a un futuro lavoro, che vedano le “disabilità” come un valore aggiunto, un arricchimento, e non il sintomo di un problema. Non solo ostacoli e difficoltà dei ragazzi Down nel percorso che porta alla piena inclusione. Ad oggi nel nostro Paese, anche a causa di pregiudizi che ancora esistono nei confronti di chi ha una disabilità intellettiva, sono ancora troppo poche le persone con sindrome di Down che riescono a lavorare pur avendo la capacità di farlo. Se adeguatamente supportate, le persone con disabilità intellettiva possono svolgere le proprie mansioni in maniera indipendente. Per attuare il progetto La Città delle Donne si avvarrà della preziosa collaborazione di Luca Trapanese, papà adottivo della piccola Alba, una bimba affetta da sindrome di Down, rifiutata da diverse famiglie prima dell’adozione. Luca da sempre opera nel sociale e promuove una serie di attività volte ad individuare le predisposizioni per inserire gradualmente in contesti lavorativi di comunità i ragazzi Down con bed and breakfast, caffè o fattorie che si autofinanziano per supportare le loro pensioni e renderli autonomi quando i loro genitori non potranno più accudirli.
L’associazione sarà il luogo in cui ogni malessere può essere espresso liberamente attraverso l’ascolto da parte di seri professionisti che operano in ambiente sanitario. Non saranno offerte soluzioni precostituite ma si cercherà di trovare una soluzione adatta a donne vittime di violenza sole o con figli, un luogo sicuro dal quale ripartire per ricostruire un nuovo progetto di vita. Medici e operatori sanitari saranno impegnati in colloqui di accoglienza e accompagnamento di utilizzo dei servizi presenti sul territorio, sostegno nel cercare soluzioni per le vittime e i loro figli minori, quando sia necessario un allontanamento dal proprio domicilio. L’accesso a tutti i servizi de La Città delle Donne sarà assolutamente gratuito e sarà aperto a progetti di utilità sociale per l’intero mondo femminile e per le fasce più deboli della nostra società senza differenza di età, nascita o religione.
In questa moltitudine di obiettivi, la scelta di ospitare la presentazione e la sede dell’associazione all’interno di un’azienda ospedaliera è la dimostrazione che vi sarà una stretta collaborazione dell’associazione con le strutture sanitarie e con altre Onlus che vedranno il sostegno attivo di altre donne: personale medico, ginecologhe, psicologhe, assistenti sociali, avvocatesse, poliziotte, carabiniere, insegnanti, interpreti madre lingua per corsi di italiano per una futura integrazione e inserimento lavorativo o formazione lavoro.
L’associazione ha coinvolto anche donne volontarie di madre lingua francese, portoghese, araba, inglese, cinese per condurre chi ha subito violenza verso la riscoperta della propria identità, del proprio valore, delle proprie competenze, per ritrovare così il desiderio di un nuovo progetto di vita. È importante per l’associazione accogliere e ospitare donne di ogni Paese, cultura o religione. La Città delle Donne non vuole dare solo un supporto assistenziale, che lascia immodificati i problemi, che rispuntano appena l’aiuto cessa. È necessario un sostegno che restituisca nella vita della persona accolta o ospite della Città della Salute, un’esperienza che la condurrà verso la conquista dell’autonomia, elemento indispensabile per proiettarsi verso un futuro scelto e non imposto con la violenza. Una donna libera di scegliere, forte di una sua identità, capace di un’analisi critica delle relazioni, consapevole delle sue competenze e potenzialità perciò preziosa per la società.
I progetti non si fermano qui, c’è anche una convenzione con i centri antiviolenza per offrire nuove opportunità di riscatto alle donne sfruttate in strada e a tale fine vi è un accordo con la Piazza dei Mestieri con corsi di formazione gratuiti di avviamento al lavoro che vedrà anche coinvolte le detenute del carcere torinese. In accordo con la Regione Piemonte si sta valutando di utilizzare strutture sfitte da destinare a donne in difficoltà economica.
La città delle donne darà grande importanza allo sport come elemento di integrazione e di crowdfunding attraverso la collaborazione attiva con Artaban Onlus. Questa volta si darà un aiuto concreto non solo a donne all’interno del Piemonte ma anche a donne in altre parti del mondo. Il 12 maggio a Rivoli si disputerà la finale del primo trofeo internazionale di Rugby “Una meta per la vita”, i proventi saranno destinati alla costruzione di un pozzo in Burkina Faso dove Artaban, con il suo presidente Roberto Veglia, è impegnata in progetti solidali per rendere indipendenti le donne più deboli.
Concludiamo con una bella frase suggerita dalla Presidente, Flavia Curti:
Ogni donna è madre, anche se non ha figli, perché ogni donna è madre di vita e di idee.