Il 28 gennaio scorso è stata costituita nel Cuneese la prima Comunità Energetica di area vasta tra le Valli Grana e Maira. La comunità deriva dallo sforzo collettivo dei Comuni della valle, la Maira S.p.A. e le principali aziende del dronerese e dal loro impegno verso la riqualificazione ecologica. I soggetti promotori si prodigheranno per la sostituzione dei combustibili fossili e per l’attuazione di propositi più green.

Cosa sono le comunità energetiche?
Le comunità energetiche sono insiemi di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in una logica di scambio tra pari. Rappresentano quindi un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Il funzionamento delle comunità si fonda sul principio dell’autoconsumo, il quale prevede che i cittadini siano, oltre che consumatori di energia elettrica, produttori stessi. È questo il paradigma che ha guidato i 22 comuni delle due valli nella costituzione della Comunità Energetica di area vasta, resa possibile dalla legge regionale n.26 del 29 ottobre 2020.
L’intervista a Mariano allocco: presidente di Maira S.p.A.
Delle Comunità Energetiche parla Mariano Allocco, neopresidente di Maira S.p.A. Maira S.p.A. è una società mista pubblico-privata che sviluppa una strategia di valorizzazione delle risorse naturali in Valle Maira e altri territori montani, in piena sostenibilità economico-finanziaria e ambientale.
Come è nata l’idea di una comunità energetica?
«Nasce nella primavera dell’anno scorso, quando ho cercato di capire l’interesse che c’era attorno alla Maira S.p.A. e abbiamo capito che partiva una grande azione e manovra di derivazioni d’acqua a scopo energetico. Abbiamo costituito la comunità per prepararci e organizzarci come valle, per poter competere in situazioni del genere.
La comunità è stata approvata dalla Regione Piemonte, tant’è che poi la legge nazionale ha disposto che queste grandi derivazioni andassero in gara, e ogni regione doveva approvare una legge per definirne le regole. La Regione Piemonte ha approvato il 29 di ottobre la legge regionale n.26. Questa legge all’articolo 16 affermava che chi vince deve lasciare delle misure di compensazione ambientale e queste misure devono tenere conto dei piani strategici delle comunità energetiche, approvati dalla giunta regionale. La giunta ha finanziato la costituzione della Comunità e ora siamo pronti a partire.»
Quali sono stati gli obiettivi che avete presentato alla Regione Piemonte nel documento strategico?
«La strategia ha l’obiettivo di contribuire attivamente alla riduzione dei consumi in ambito pubblico del 25% ed incrementare con la stessa incisività la produzione di energia distribuita (con prelazione all’utilizzo di fonti rinnovabili) nei prossimi 6-8 anni. Il messaggio che abbiamo lanciato in Regione è dire che c’è una alleanza tra le istituzioni locali, le industrie a fondo valle e le aziende agricole e del terziario, anche nell’altra valle, per cogliere le opportunità che nascono a livello nazionale, per puntare all’autosufficienza energetica.»
Come impiegherete i 10.000 euro stanziati dalla Regione Piemonte per l’attuazione della Comunità Energetica?
«Abbiamo coinvolto la AFP di Dronero, un luogo di eccellenza per la formazione professionale, lì abbiamo costituito l’ufficio dell’energy manager. E con questa organizzazione abbiamo redatto lo Statuto e abbiamo preparato i progetti di massima per le piccole comunità energetiche che stanno nascendo. Siamo arrivati a costituire la Comunità energetica il mese scorso e i 10.000 euro sono andati li. Parteciperemo anche a bandi di fondazioni bancarie per innescare la macchina, Fondazioni come CRC.»
Tra le fonti rinnovabili utilizzate figurano le biomasse. Perché le biomasse e quali?
«Sono anni che si favoleggia attorno alla possibilità di usare le biomasse per creare posti di lavoro, ma sul piano operativo non si è visto nascere nulla. Noi abbiamo la possibilità di usare le biomasse, non solo per un utilizzo classico come la legna da cantiere, ma per la realizzazione di 6 progetti di teleriscaldamento con 6 aziende diverse della zona. Un braccio operativo della Maira Spa è FORMaira che ha questa mission: darsi una strategia. Sicuramente quella delle biomasse è una grande opportunità.
Non si è ancora presa coscienza che si può utilizzare la foresta come accumulo di CO2 e organizzare degli scambi con quelli che la CO2 la producono. Nel nostro caso la Bitron, una azienda a fondo valle, è interessata a fare investimenti di questo tipo. È questo un altro grande business. Inoltre, in alta valle le biomasse sono principalmente conifere, il faggio, il larice, il frassino e castagno.»
Qualcuno poco informato potrebbe contestare il fatto che le biomasse non siano poi così rinnovabili.
«Fortunatamente in questo momento sull’arco alpino le foreste stanno crescendo senza problemi perciò è una opportunità e una necessità quella di gestire le biomasse. Ma le biomasse per la produzione di calore sono biomasse che derivano da cosa rimane dal prelievo di tronchi e di legname da cantiere.»
Intendete far conoscere il progetto e promuoverlo?
«In questo momento preferisco arrivare questa estate con una lista di obiettivi e di progetti, non avrei fretta. Tenga conto che dobbiamo gestire una organizzazione molto complessa. Secondo me l’importante è che sia conosciuto a livello istituzionale. Il vicepresidente alla Regione Piemonte Carosso è venuto lo scorso autunno da noi per capire. Siamo stati premiati e il progetto ha vinto il primo premio per il concorso dell’ANCI: il progetto Smart Land.»
Attualmente il M5S ha proposto il super Ministero per la transizione ecologica. Questo modello di fatto è quello che si spera venga attuato in tutta Italia.
«Che questo modello sia il modello del futuro non c’è dubbio. Tuttavia, in questo momento c’è una questione non di poco conto da risolvere. Perché la politica, in generale, guarda alla montagna avendo come punto centrale l’ambiente. Invece, si deve ricondurre la centralità sull’uomo che vive la montagna. In questo momento, sta passando il messaggio che la presenza dell’uomo è qualcosa che crea disastri e un impatto negativo sul territorio. Se si guarda alle Alpi, si vede come l’impronta dell’uomo abbia creato un unicum a livello di manufatto europeo, in cui il panorama è qualcosa di stupendo.
Perciò la questione di vivere la montagna va vista non come un qualcosa che deve recuperare e deve vedere come prevalente l’impronta ecologica, ma deve essere ricondotta a un rapporto virtuoso tra la presenza dell’uomo e il territorio. Si deve dare libertà all’uomo che vive la montagna e pensare che dal centro ci sia qualcosa che dica come gestire il territorio crea qualche perplessità.»
In qualche modo non è la montagna che si adatta all’uomo, ma viceversa. Ed è proprio questo il punto forte dell’autoconsumo?
«Si esattamente. L’orma della presenza umana nelle Alpi ha creato bellezza ed è una riflessione che dobbiamo fare. E dobbiamo prendere esempio dalla montagna e vedere che un rapporto virtuoso tra uomo e ambiente può portare solo vantaggi.»
Il futuro delle comunità energetiche di area vasta
Il freddo e l’inospitabilità delle due valli si sono trasformati in punti di forza. Grazie a tale accordo la provincia Granda si dimostra ulteriormente virtuosa, favorevole all’energia green e alla sostenibilità ambientale. Tale modello costituisce, più di altri, motivo di vanto per la Regione Piemonte, oltre ad essere un chiaro esempio di una comunità che ama il proprio territorio e vuole tutelarlo il più possibile.