Aleksei Navalny viene condannato, in Russia, a ben un mese di prigione ed il mondo “libero” insorge contro una decisione che sa di tirannia. Julian Assange è ormai recluso da più di 10 anni per aver rivelato alcune delle infinite porcate dei governi del mondo “libero” e nessuno protesta. Squallido esempio di pensiero unico obbligatorio. Con il neo presidente Usa, Joe Biden, come simbolo di questa insopportabile faziosità. Perché proprio Biden capeggia la protesta contro Putin ma tace sulla richiesta di estradizione americana riguardo ad Assange.

Ovviamente i media di servizio italiani non sono da meno rispetto al padrone statunitense. Così l’invito di Navalny a scendere in piazza contro Putin, violando la legge, diventa sacrosanto mentre lo stesso invito rivolto da Trump ai suoi sostenitori è un esempio di irresponsabilità criminale.
Ma se è comprensibile l’atteggiamento Usa, per mere questioni di geopolitica, ed è altrettanto comprensibile l’indignazione a comando di quelle associazioni che difendono i diritti solo dei propri amici e che vengono finanziate dai soliti noti, è abbastanza disgustoso il comportamento di quei media italiani che si indignano a comando contro la giustizia putiniana dimenticando ciò che succede in Italia. Anche tralasciando i processi politici, sarebbe sufficiente ricordare che, a distanza di anni, per la strage di Rigopiano si è finora registrata una sola condanna: quella di un padre che ha osato portare dei fiori sul luogo della morte del figlio.
Mentre anche per la strage di Viareggio si può essere certi che nessuno finirà in galera.

Però non ci sono interventi dell’Onu a favore dei famigliari delle vittime, non si muove Amnesty, non si indigna l’Unione europea. Decine e decine di vittime che non avranno giustizia. Però il problema è il mese di carcere di Navalny. Non la reclusione a vita di Assange, giornalista australiano colpevole di aver raccontato la verità.