Difficile far comprendere gli sviluppi della guerra in Palestina sino a quando i racconti giornalistici partono dalla menzogna dell’antisemitismo in un conflitto in cui entrambi i contendenti sono semiti. Però l’accusa di razzismo serve per criminalizzare una parte. Mentre l’altra recupera i simboli della persecuzione del secolo scorso e, se non basta, anche quelle dei secoli precedenti. Come ha fatto l’immancabile Zelensky, ricordando i pogrom in epoca zarista e “dimenticando” che molti si erano verificati proprio nell’attuale Ucraina.
Dunque il razzismo non c’entra nulla, visto che entrambi sono semiti. E non c’entra nulla neppure la religione. Lo si è visto a luglio in Trentino quando il think tank Il Nodo di Gordio ha organizzato un incontro tra esponenti di varie religioni, compresi ebrei e musulmani. Che si sono confrontati ed hanno dialogato senza il benché minimo problema. Perché chi ha intelligenza e cultura non si dedica alla guerra. È evidente, però, che gli uomini di religione – che sono benaltra cosa dagli agitatori in nome di un qualche Dio – hanno sempre meno peso rispetto agli interessi materiali e quotidiani dei rispettivi fedeli.
Anche senza arrivare al dato di realtà del cattolicesimo. Con chiese drammaticamente vuote che testimoniano l’ormai assoluta irrilevanza della parola del papa e delle gerarchie ecclesiastiche.
Ma se non è la razza, se non è la religione, allora cosa spinge ad uno scontro che – grazie ad un criminale come Netanyahu ed al suo protettore RimbanBiden – rischia di trasformarsi in una guerra mondiale con conseguenze catastrofiche?
L’unico vero Dio rimasto in questa parte del mondo: il denaro. Il denaro che spinge i coloni ad assaltare le fattorie palestinesi in Cisgiordania per rubare le terre. Il denaro che spinge ad occupare Gaza per l’eventuale possibilità di avere giacimenti di gas da sfruttare nel mare prospiciente. Il denaro che spinge Paesi arabi ed islamici dell’area ad utilizzare i palestinesi come arma di scambio o di minaccia per nuovi accordi tra loro o con gli atlantisti.
Non sono i rabbini o gli iman a scatenare le guerre. Sono gli interessi geostrategici che approfittano della debolezza dell’Anp, della perfidia di Netanyahu pronto a sacrificare gli israeliani pur di restare al potere, della stupidità arrogante degli statunitensi, degli interessi di Mosca per distogliere l’attenzione dell’Ucraina, degli interessi di Pechino per un conflitto che indebolirà ulteriormente l’Occidente.
Tutti hanno interessi e, per i propri interessi, sono pronti a far massacrare decine di migliaia di civili palestinesi. Tanto tutti i protagonisti guardano già al futuro. Non a quello della Palestina ed all’eventuale creazione dei due stati, bensì ai nuovi rapporti di forza globali. Più procede il massacro – che farà cambiare la definizione di “macelleria messicana” in “macelleria israeliana” – e più aumenterà la sfiducia e la rabbia del Sud globale nei confronti degli atlantisti. E molti potranno approfittarne.