I sondaggi creano illusioni e a volte provocano delusioni. Però restano comunque indicatori interessanti di una tendenza che può anche non trasformarsi in voti effettivamente espressi. Ora, ad esempio, Marine Le Pen è data vincente in un ipotetico confronto con Macron. I disastri provocati dal governo scelto dal signore dell’Eliseo hanno convinto il popolo francese di aver sbagliato tutto rileggendo il rappresentante di una oligarchia ottusa e rapace.
Le Pen, secondo gli analisti transalpini, avrebbe giocato bene le sue carte nel modo in cui ha sostenuto la protesta contro la riforma pensionistica. Però, sempre secondo i sondaggi, un eventuale ricorso alle elezioni politiche anticipate porterebbe ad una situazione di stallo. Perché, a fronte della sconfitta dei macroniani e dei traditori del gollismo, aumenterebbero i consensi per la droite lepeniana ma anche per la gauche di Mélenchon.
Ma se la destra francese si rafforza, i sondaggi italiani non premiano il governo di destracentro. A secondo delle rilevazioni, infatti, la flessione di Fdi è più o meno consistente. Comunque intorno al 5% rispetto ai picchi di consenso virtuali, quando i sondaggisti registravano il soccorso degli italiani al vincitore. Il problema è che Lega e Forza Italia crescono, ma di percentuali modeste che non compensano il calo dei meloniani in salsa crosettiana. L’unico dato reale di confronto, però, è quello delle regionali in Friuli Venezia Giulia. Con Fdi che perde 14 punti rispetto a settembre e la Lega in forte recupero. Ma incidono fattori locali e candidati. Però l’insoddisfazione non è da sottovalutare.
Per fortuna del destracentro, l’effetto Schlein è limitato in assoluto (ed è pessimo nella realtà delle urne) ma sta portando alla scomparsa dei 5 Stelle. Non basta declinare al femminile professioni e ruoli istituzionali per conquistare i consensi per tornare a governare. Non basta dedicarsi alla suddivisione dei cessi pubblici a seconda delle preferenze sessuali del giorno per essere credibili. Non a caso gli iscritti del Pd avrebbero preferito il buon senso di Bonaccini alle proposte strampalate e provocatorie di Schlein.
Per i sondaggisti diventa sempre più difficile valutare l’inconsistenza del Terzo Polo. Che, in teoria, dovrebbe attrarre i piddini in contrasto con Schlein. A partire dalla pattuglia catdem. Invece niente. Non basta definirsi riformisti per essere credibili come potenziali protagonisti di una riforma che non sia l’ennesima portata a danno dei ceti medi e popolari ed a vantaggio dei soliti oligarchi.
Una riforma che, in compenso, piacerebbe molto ai crosettiani. Forse anche ad una piccola parte di Forza Italia che, senza Berlusconi, darà vita ad una diaspora. Con i governisti attratti da lady Garbatella, i movimentisti pronti ad accordarsi con la Lega e i pochi restanti tentati dal Terzo Polo dove, però, i fuggiaschi da Forza Italia non hanno ottenuto un grande risultato.