“Scusa, qui oggi abbiamo passato i 33°, e tu vai a scrivere un pezzo proprio sul fuoco? Ma che sei? Sadomasochista?” mi scrive M., amico di una vita. E uno dei pochi miei lettori.
“Beh, parlare della neve in questa stagione mi sembrerebbe…difficile” rispondo per celia.
“Ma rinfrescherebbe!”
Ci penso su… In fondo, non è solo uno scambio di battute. Le condizioni esterne, la stessa percezione del clima sono più soggettive di quanto si possa, normalmente, pensare. In fondo i monaci tibetani riescono a resistere al gelo delle vette, con vestimenti leggeri (per sfruttare il D’Annunzio) accendendo il fuoco nel profondo. E, di fatto, modificando radicalmente la loro, soggettiva, percezione del clima…
Si, vabbè…. Sono tibetani. E monaci. E poi vorrei vedere il contrario. Farli sentire freschi con 40° all’ombra….
In verità ci sarebbe anche la storia dei brividi di paura… Ma quella è una metafora, mi si dirà. Fino ad un certo punto. Perché quando hai paura ti si gela, letteralmente, il sangue nelle vene. E anche se ti trovi all’equatore, sudi freddo. E ti vengono i brividi…
Però la neve è altra cosa. E trovarla d’estate….arduo.
Non che sia fenomeno del tutto ignoto. Raro, certo. Ma non impossibile. A Roma, ad esempio, la Festa della Madonna della neve cade il 4 Agosto. Perché, nel 352, nevicò a larghe falde sull’Esquilino.. E il primo giugno del 1491, Ferrara fu colpita da una violenta, e lunga, nevicata. Certo con grave danno per le coltivazioni. Ma mi domando come doveva apparire la deserta bellezza di Ferrara (ancora D’Annunzio, ovviamente), in quei giorni….probabilmente come un giardino incantato, dimora della Signora delle Nevi, in pieno rigoglio estivo…una fiaba, generata dalla fantasia cavalleresca del Boiardo.
Più vicino a noi, nevicò a fine Maggio del 1957. Proprio in giorni caldi come questi, quando fece improvvisa irruzione nei nostri cieli mediterranei una corrente artica. Babbo Natale in anticipo. O in perlustrazione.
La nevicata del luglio del ’70, che colpi Alpi e prealpi, me la ricordo bene. Perché su Cortina vennero 15 centimetri di neve. Io ero in vacanza, come al solito, a San Vito di Cadore. E lì non saranno stati 15 ma 10 buoni di sicuro
Ed era uno spettacolo. Le Alpe di Senes completamente imbiancate. Per non parlare delle vere cime. Il Pelmo, le Rocchette, l’Antelao, la Croda Marcora, il Sorapis. Le Tofane sfumate in un orizzonte terso come cristallo di rocca.
Ed era bello starsene nel vecchio albergo, poco più che un rifugio, in pantaloni di velluto a larghe coste, camicie di lana grezza, a giocare a carte. E a bere vin brulè e grappa . Mancava solo l’albero con palline e luci. E sarebbe sembrato Natale….
La neve d’estate ha una particolare magia. È come se gli spiriti dell’inverno si destassero dal loro, stagionale, letargo. E Jack Frost, il folletto del gelo, tornasse dalle profondità del cielo, per disegnare fantasie di ghiaccio sulle finestre. Dura sempre poco. Il Sole riprende presto il suo dominio. È la sua stagione. E lo scontro fra la luce dell’estate e i cristalli di neve dà vita, per un momento, ad architetture di sogno nei boschi in pieno rigoglio…
Beh, non sarò certo riuscito a rinfrescare quest’aria afosa, come sperava il mio amico. Ma almeno i ricordi un po’ di frescura l’hanno evocata. Spero…