Ogni anno, i “sandinisti” del Nicaragua festeggiavano in queste date una ritirata strategica del 1979 che, pochi giorni dopo, si sarebbe trasformata nell’avanzata militare che fece cadere la dittatura della dinastia Somoza, il 19 di luglio dello stesso anno.
Una data emblematica dell’iconografía del movimento guerrigliero che ha ripreso il potere nel 2007 e che ora stringe in un cerchio di piombo, di assassinati e di terrore questo dimenticato paese centroamericano.
A partire dal 19 aprile, le cose non sono piú come prima. La maggioranza delle persone non sopporta piú questa nuova dittatura con la sequela di sangue che porta con sé: in meno di 85 giorni parliamo di oltre 300 morti, di cui non meno di 25 minori di 17 anni, centinaia di feriti, arrestati, torturati e “desaparecidos”.
Ma il regime di Daniel Ortega crede di poter sconfiggere la protesta con le armi e con il terrore e cosí gli abitanti dei comuni di Diriamba, Jinotepe e Dolores, nella provincia di Carazo, si sono svegliati domenica 8 tra confusione e pallottole.
Erano le cinque del mattino quando gruppi di paramilitari fortemente armati e pattuglie della polizia nazionale, in una vera e propria carovana della morte, entrarono simultaneamente in diversi punti delle cittadine, per “spazzare le barricate” che la gente aveva innalzato per difendere la propria vita e le proprie case. Iniziarono a suonare le campane della Basilica di San Sebastian di Diriamba per avvisare del pericolo imminente ed é iniziata una vera e propria caccia all’uomo. Si contano giá 14 morti e decine di feriti e detenuti.
Attorno alla Basilica, polizia e paramilitari iniziarono un assedio per catturare chi vi si era rifugiato, insieme a sacerdoti e medici volontari.
Per liberare gli ostaggi è intervenuta una delegazione della Conferenza Episcopale del Nicaragua, guidata dal Cardinale Leopoldo Brenes, dal Nunzio apostólico monsignor Stanislaw Waldemar Sommertag e dal vescovo ausiliario di Managua, monsignor Silvio Báez.
Questo non ha fermato i paramilitari e le orde dei fanatici sandinisti che hanno attaccato e ferito i Vescovi ed i sacerdoti della Chiesa cattolica, i difensori dei diritti umani ed i giornalisti indipendenti che li accompagnavano.
Anche monsignor Silvio Báez, é stato ferito al braccio destro con una lama.
“Grazie a Dio siamo riusciti ad arrivare a Diriamba e liberare le persone che erano in ostaggio nella Basilica. Quello che abbiamo sofferto è nulla in confronto a quello che ha sofferto la maggior parte dei nicaraguensi“, ha affermato monsignor Baez.
Tra insulti e vandalismi, la folla protetta dai paramilitari é entrata in Basilica distruggendo tutto quanto trovava, rompendo cineprese e macchine fotografiche dei giornalisti ed appropiandosi di diversi oggetti, tra cui le croci vescovili dei prelati.
Nel pomeriggio altre chiese della zona sono state saccheggiate, ed i sacerdoti maltrattati.
La violenza scatenata da Daniel Ortega contro una popolazione disarmata sembra non voler cessare.
Nonostante l’accerchiamento finanziario che gli USA hanno iniziato nei confronti dei principali responsabili delle violazioni ai diritti umani ed ai personaggi emblematici della corruzione in Nicaragua, applicando le gravi sanzioni previste dalla legge Magnitsky, una soluzione pacifica sembra ancora lontana.