Quando in Italia era permessa l’ironia, le “vacanze intelligenti” potevano trasformarsi in un episodio, con Alberto Sordi, del film “Dove vai in vacanza?”. Ora che il politicamente corretto ha cancellato il diritto ad una risata, ogni atteggiamento durante le ferie diventa un capitolo di un testo di sociologia o di economia. Cosa fai in vacanza? D’altronde il turismo rappresenta circa il 15% del PIL nazionale e.. No, anche sui dati non esiste concordia. Perché il famigerato 15% comprenderebbe anche attività che non sono esclusivamente riferibili al turismo in senso stretto.
Ed anche questo onanismo intellettuale fa comprendere perfettamente le ragioni di un declino nazionale che pare ormai irreversibile.
Se poi si passa, appunto, ad analizzare i comportamenti degli italiani in vacanza ci si rende conto che neppure il turismo può salvare questo Paese perché è la perfetta espressione della crisi di un popolo.
La lettura sotto l’ombrellone è un retaggio di un passato lontano. D’accordo, i giornali sono illeggibili e gli autori contemporanei osannati da premi e interviste sono da evitare come la peste. Però si potrebbe persino restare al sole o all’ombra in silenzio, a riflettere sui destini dell’umanità o sulle ricette più adatte per il granchio blu. Macché, star soli con sé stessi rappresenta un pericolo eccessivo. Meglio dedicarsi a qualsiasi cosa pur di infastidire i vicini di ombrellone.
E poi ci sono gli smartphone per ascoltare musica a tutto volume e per infastidire anche chi è lontano. Non vuoi mandare a tutti gli amici una serie interminabile di foto con i tuoi piedi nella sabbia, con il fondoschiena di una bagnante, con i calamari scongelati mistosabbia pagati come caviale iraniano?
Senza scordare i social. Non ci sono più le tragiche serate fantozziane con proiezione di 18mila diapositive e senza neppure il rutto libero. Serate per pochi amici, peraltro. Ora tutti i followers possono ammirare le tue vacanze minuto per minuto. Non aspettavano altro. Soprattutto i ladri impegnati a svuotarti l’appartamento mentre cerchi su google le frasi poetiche, spacciate per tue, per accompagnare foto romantiche di tramonti scaricate da Facebook.
Se invece scegli la montagna, i social ti serviranno innanzitutto per catechizzare chi ha un atteggiamento non consono. Chi osa passeggiare su sentieri solitari con il cane senza guinzaglio; chi si avventura su un prato uscendo dal sentiero; chi non si alimenta correttamente; chi prova a suggerire qualche cambiamento nella realtà in cui trascorre le ferie. Ma anche per la montagna non esiste più un’idea condivisa di proposta turistica.
Solo un territorio inclinato e nulla più. Nessuna attenzione alla storia, alla cultura, alle tradizioni locali. E, dall’altra parte, nessuno sforzo per far conoscere tutto ciò ai visitatori. Due mondi che non si incontrano. Con iniziative culturali che attirano 40/50 turisti su 10mila presenze.
Certo, le vacanze intelligenti non attirano un pubblico sempre meno intelligente e sempre più ignorante. Ma qualcosa bisognerà pur fare per evitare che mare e montagna siano solo una costosa alternativa al condizionatore nelle case di città.