Elezioni? Ludi cartacei di cui si può tranquillamente fare a meno. O, tutt’al più, si possono rinviare a seconda delle esigenze dei leader di turno. Tutti in coda per entrare al lavoro o alle casse del supermercato, ma è troppo rischioso mettersi in coda per scegliere chi dovrà guidare una città per i prossimi anni. Così le elezioni comunali verranno fatte slittare, mantenendo le poltrone per giunte ormai decotte.
Ce lo chiede il virus. Ce lo impone Sua Divinità. Oddio, ci sono anche aspetti divertenti. I candidati ormai sicuri potrebbero venir sostituiti. I giochi si riaprono. Chi ha dato ha dato, i manifesti che già tappezzano le città ingialliranno nel corso dell’estate, come le promesse di chi si era illuso che un briciolo di democrazia esistesse ancora. Scorrono nei telegiornali le immagini dei rivoltosi in Myanmar: “Siamo pronti a morire per la democrazia”. Scorrono quelle degli italiani terrorizzati: “Siamo pronti ad uccidere la democrazia pur di non morire”. L’eternità in cambio della rinuncia al voto. Ma forse manca la garanzia relativa all’immortalità.

Un passo alla volta. Una picconata dopo l’altra. Il ministro Cingolani annuncia che per le Pmi non c’è futuro in Italia? Nessuna reazione. In fondo rappresentano più del 90% delle imprese complessive, con poco meno dell’80% degli addetti. E che sarà mai se chiudono? Le partite Iva si indignano per i ritardi delle mance statali o per la mancanza dei bonus, mica possono preoccuparsi perché il governo ha pronunciato la condanna a morte, seppur scaglionata.
Gli psichiatri e gli psicologi avvertono che la Dad, la didattica a distanza, sta provocando danni terribili negli adolescenti agli arresti domiciliari. Così interviene il neo ministro Bianchi e tranquillizza tutti: la Dad proseguirà anche dopo la fine della pandemia. Vogliamo un popolo di schiavi, vigliacchi, ignoranti e docili. Ma le famiglie restano mute, tutt’al più protestano per avere un bonus che consenta ai genitori di restare a casa o di pagare una baby sitter. Mentre in altri casi i ragazzi che al mattino non possono vedersi a scuola si incontrano al pomeriggio in giro per la città.

Eventualmente si inasprirà la repressione, si assumeranno altri disoccupati per rimpinguare le truppe di Lamorgese. Perché dopo la voglia di socializzare dei ragazzi, bisognerà affrontare la rabbia di chi perderà il lavoro, di chi andrà ad ingrossare le fila dell’esercito dei nuovi poveri. Dunque niente elezioni e via libera alla repressione. Come in Myanmar.