Resilienza non è sinonimo di resistenza, ne è l’antitesi.
Parola di origine latina di recente utilizzo, compare per la prima volta sui giornali in un articolo nel 1986.
Nel campo dell’ingegneria, indica la capacità di un materiale di riacquistare la propria struttura o forma originaria dopo essere stato sottoposto a schiacciamento o deformazione.
Se con “resilienza” si intende la capacità di un corpo sottoposto a stress a recuperare la forma precedente finita la crisi senza guasti evidenti, sul piano sociale è la capacità di una persona, di una comunità, di una Nazione di adattarsi a situazioni avverse aspettando di recuperare la “forma” iniziale finita la crisi senza innescare reazioni che potrebbero mettere in crisi l’insieme.
Questo atteggiamento ora è presentato come reazione positiva, mentre “resistere” rifiutando e opponendosi a forzature considerate inaccettabili viene considerato un atteggiamento negativo.
Una domanda aspetta una risposta, perché in questo momento di crisi pandemica, economica e ecologica si è scoperta l’importanza della resilienza?
Perché improvvisamente questa parola è comparsa a tutti i livelli, campeggia sulle prime pagine dei giornali, è presentata come il giusto atteggiamento individuale e collettivo e giustifica, ad esempio, flussi di denaro europei improvvisamente diventi disponibili?
Per provare a darsi risposte e non solo su questo, consiglio la lettura di “Massa e Potere” di Elias Canetti e di riflettere sulle ipotesi di Zigmunt Bauman sulla liquidità della società attuale, dove ideologie e politiche diventano fluide e si spostano di campo dove non ci sono più confini invalicabili.
Temi che approfondirò appena l’arrivo dell’inverno mi farà rientrare in casa e avrò il tempo di mettere su carta quelli che per ora sono pensieri in libertà.
Per ora, comunque, la resilienza non fa parte dei miei valori e argomenterò il perché.
Una cosa fin da ora per me è sicura: se mio padre e tutti quelli che hanno “resistito” dall’8 settembre del ’43 al 25 aprile del ‘45 fossero stati “resilienti”, se ne sarebbero stati a casa.
2 commenti
Quando non i politici non sanno gestire le nazioni e la crisi economica divampa si cercano parole che devono sopire chi vorrebbe protestare.
PER ESEMPIO, QUANDO IL COVID 19 HA AVUTO IL SOPRAVVENTO. IL GOVERNO ITALIANO COMPOSTO DA INCAPACI HA VOLUTO NASCONDERE I FATTI, PERTANTO HA SELEZIONATO I PEGGIORI VIROLIGHI PER DISTOGIERE L’OPINIONE PUBBLICA CON DISCORSI FANTASIOSI E TOTALMENTE INCONSISTENTI.
L’IMPORTANTE E’ CONFONDERE LE IDEE DEL POPOLO, PER CERCARE DI NASCONDERE CHE IL MINISTRO SPERANZA HA CONTINUAMENTE SBAGLIATO E PRESO DECISIONI CHE HANNO CAUSATO TROPPE MORTI, CHE INVECE SI SAREBBERO POTUTE EVITARE.
Quando i politici non sanno gestire le nazioni e la crisi economica divampa si cercano parole che devono sopire chi vorrebbe protestare.
PER ESEMPIO, QUANDO IL COVID 19 HA AVUTO IL SOPRAVVENTO. IL GOVERNO ITALIANO COMPOSTO DA INCAPACI HA VOLUTO NASCONDERE I FATTI, PERTANTO HA SELEZIONATO I PEGGIORI VIROLIGHI PER DISTOGIERE L’OPINIONE PUBBLICA CON DISCORSI FANTASIOSI E TOTALMENTE INCONSISTENTI.
L’IMPORTANTE E’ CONFONDERE LE IDEE DEL POPOLO, PER CERCARE DI NASCONDERE CHE IL MINISTRO SPERANZA HA CONTINUAMENTE SBAGLIATO E PRESO DECISIONI CHE HANNO CAUSATO TROPPE MORTI, CHE INVECE SI SAREBBERO POTUTE EVITARE.