Si riaccendono i fuochi dello scontro per la Tav Torino Lione. Oggi si riunisce, nella capitale subalpina, la commissione intergovernativa per valutare i prossimi passi per la realizzazione dell’opera (in colossale ritardo). Ed i No Tav saranno a protestare di fronte al luogo della riunione, in piazza Castello. Con tutti i permessi del caso, ovviamente. Perché alcune manifestazioni sono libere a prescindere.
In piazza Castello avrebbero voluto esserci anche i Si Tav, ma la questura a loro ha detto no. Nessun presidio di fronte alla sala dell’incontro, per evitare eventuali contatti spiacevoli. Nessun sit in davanti al Teatro Regio. E divieto anche di manifestare davanti a Palazzo Madama o di fronte al palazzo della giunta regionale.
Così il povero Mino Giachino, leader dei Sì Tav, potrà manifestare il suo sostegno all’opera solo di fronte al municipio. È chiaro che l’intento della questura è quello di evitare scontri tra le parti. O, per essere più onesti, per evitare che i sostenitori del No aggrediscano quelli del Si. Perché negli scontri in Val Susa i protagonisti non sono mai i seguaci di Giachino. Che, essendo gente pacifica, può essere dirottata a sostenere l’opera in posti lontani dal luogo delle decisioni.
Non ci saranno proteste da parte loro, e le forze dell’ordine non dovranno affaticarsi a tenere separati i due gruppi. Tutt’al più dovranno contenere eventuali proteste violente di chi si infiltrerà tra i No Tav. Mentre davanti al municipio tutto si risolverà con un megafono e con 4 gatti seduti per terra.