Nel corso della vita di ognuno esistono tappe inevitabili, che accrescono il bagaglio delle esperienze personali e formano, nel loro insieme, le persone che saremo domani.
Capita che ogni tanto, queste esperienze, riaffiorino alla memoria come le pietre dai ghiacci disciolti e si sottopongano a noi sotto un’altra luce.
La prima grande tappa della vita, volendo o no, è l’esame di maturità. Ricordo ancora con grande affetto tutta quell’agitazione, l’ansia, il vuoto allo stomaco che si alternava imprevedibilmente con la voglia di divorare famelicamente qualsiasi cosa.
Non scorderò mai, per esempio, la traccia del tema (che guarda caso è proprio una di quelle pietre che riaffiorano dopo tempo e sotto un’altra ottica).
““Avevo vent’anni, non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita” (Paul Nizan, Aden Arabie 1931)
L’essere giovani è spesso considerato il periodo più bello e spensierato della vita, periodo in cui è tutto nuovo e fantastico, ma pochi si rendono conto in realtà che è il periodo più complicato della vita.
Durante il periodo tra i venti e i trent’anni ci troviamo costretti a compiere delle scelte che condizioneranno inevitabilmente l’andamento della nostra vita e, seppur come scriveva Pirandello nel “L’uomo dal fiore in bocca” (poi interpretato magistralmente da Gassman) : “A tutto c’è rimedio, fuorché alla morte”, non è possibile prendere tali scelte a cuor leggero. L’unica domanda possibile è un tragico: “e se sbaglio?”
Sbagliare è giusto? Sbagliare è forse necessario? Come lo si capisce?
Non è altro che una continua battaglia combattuta contro chissà cosa per riuscire a fare il meglio possibile con meno conseguenze possibili anche se inevitabili.
Lo scrittore Paolo Giordano scriveva “Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante.”
Di sicuro, trascurando i significati tragici e nascosti di questa frase, le scelte si potrebbero fare a cuor leggero…
Conviene?
Non è facile avere 20 anni
