“Non è il momento opportuno”. Il grande alibi di un governo con una maggioranza blindata ma minato dalla scarsa competenza di troppi suoi esponenti e dalla totale incapacità di gestire i rapporti con l’informazione. Se il ministro Nordio, uno dei pochi competenti della squadra meloniana, tenta di procedere sulla sacrosanta strada della riforma della giustizia italiana, interviene lady Garbatella e frena bruscamente: non è una priorità.
Invece lo sarebbe, eccome. Ma l’inquilina di Palazzo Chigi ha paura, benché sul tema abbia persino l’appoggio della piccola opposizione renziana. Però Mattarella non vuole, i chierici degli ex grossi quotidiani nemmeno. Chissenefrega se gli elettori hanno votato Meloni anche per questo cambiamento. Non contano nulla. Mentre contano i poteri forti a cui deve rendere conto. E che controllano i quotidiani che tanto la spaventano.
Per questo lei e Sangiuliano hanno blindato i giornalisti nel viaggio in treno da Roma a Pompei. Evitare domande per evitare agguati e, soprattutto, i consueti scivoloni nelle dichiarazioni dei vari esponenti del governo. Così Santanchè non viene nemmeno coinvolta nel viaggio di promozione turistica. Niente domande, niente gaffe.
Tanto ora ci sarà da fronteggiare l’ondata di critiche per aver pagato la Tunisia affinché blocchi le partenze dei clandestini. Un accordo in cui lady Garbatella ha coinvolto anche l’amica Ursula per coprirsi le spalle. Ma le proteste degli scafisti del mare e dei loro protettori nei giornali politicamente corretti dimenticheranno Ursula e si concentreranno su Meloni. Per il bambino morto di sete nel deserto (e non importa se la notizia sarà inventata), per la donna stuprata (idem), per la caccia al povero profugo solo perché ha ammazzato un tunisino. Come è successo a Sfax.
Naturalmente lady Garbatella non ha la più pallida idea di come contrastare la disinformazione in arrivo. A parte i suoi video autoreferenziali per evitare spiacevoli confronti pubblici.