Ti obbligo a pagare il canone e, in cambio, per tutta l’estate ti piazzo sulle rete RAI una serie ininterrotta di repliche. Peccato che il risultato non sia quello auspicato dalla destra fluida di governo in versione piccolo schermo. Il pubblico ha disertato la dodicesima ripresentazione di un telefilm o di uno show che, magari, la prima volta avevano avuto successo.
Un tempo, perlomeno, si utilizzavano i mesi estivi per sperimentare. Per lanciare nuovi personaggi, per provare nuovi format.
Però servivano idee. E di idee non abbondano i nuovi intellettuali neomeloniani. Dunque meglio l’usato sicuro. Senza rischi di scorrettezze politiche. Riproponendo attori con pedigree di autentici democratici, testi in stile gauchista, interviste ai soliti noti. Perché lanciare qualcuno di nuovo poteva essere un rischio. E se fosse uscita una battuta non approvata dal ministero della verità? Se si fosse sentito offeso un comitato per la tutela delle formiche della Papuasia? Se qualcuno avesse osato imitare il provocatore Santana sostenendo che un uomo è un uomo e un gatto è un gatto? Come si sarebbe arginato lo scandalo con indignazione a comando di Schlein e disagiati mentali vari?
Ed allora vai di repliche. In attesa che la nuova programmazione continui a favorire Mediaset. Mantenendo, con i soldi dei contribuenti, un esercito di direttori pessimi che continuano a perdere ascolti. Non è un gran corso, il nuovo corso RAI.