No, non siamo in guerra. In guerra si combatte. Invece ora si è obbligati a chiudersi in casa come se fossimo vittime di un bombardamento continuo contro cui non si può lottare. Da una guerra si esce con la voglia di ricostruire, da questa pandemia l’Italia uscirà in totale depressione. Morale, prima ancora che economica. Una guerra, quando è finita, è finita. Terminato questo virus, ne arriverà un altro.
Qualunque deficiente, ancorché obnubilato dal terrore del virus, è in grado di valutare il rapporto tra i suicidi dell’Europa del Nord e la mancanza di luce. L’Italia ha il sole ma non può goderlo. Qualunque deficiente, benché terrorizzato, è in grado di comprendere il rapporto tra l’esercizio fisico all’aria aperta ed una buona condizione di salute. L’ottimismo è la prima difesa contro le malattie. La depressione spalanca le strade al male. I raggi ultravioletti sono un primo rimedio contro i virus? E noi li vietiamo per decreto.
Perché passeggiare da soli in mezzo alla natura aumenta i rischi di contagio. Alle querce o ai platani? La foto è stata scattata in un grande parco torinese PRIMA che uno dei tanti decreti di Giuseppi vietasse le passeggiate. Dov’è l’affollamento? Dove sono gli irresponsabili che formano assembramenti? Erano sufficienti due pattuglie all’interno del parco per garantire la sicurezza. Macché, l’esperimento sociale di reclusione deve proseguire, sempre più rigido.
Le conseguenze paiono non interessare. In termini sanitari, morali, economici. Un popolo depresso, che si abitua all’isolamento sociale, non è il massimo per rilanciare il Paese. L’uomo è un animale sociale, lo si sta trasformando in qualcosa di diverso ma non di migliore. Si accumulano debiti colossali per garantire un reddito a chi non fa nulla, a chi non ha mai fatto nulla, a chi ha lavorato in nero evitando di pagare le tasse. Le cattive abitudini si acquistano in fretta ma sono difficili da perdere.
Pasqua sarà trascorsa in casa, agli arresti domiciliari. Una botta pesante per il turismo. Ed il turismo è una voce fondamentale del Pil. Ma non è solo un problema di denaro. Sono crollati gli acquisti di uova di Pasqua e di colombe. Maina e Balocco si lamentano perché i prodotti sono esposti male sugli scaffali dei supermercati. Però il problema è diverso: i consumatori non hanno voglia di festeggiare, di celebrare. La farsa dei flash mob si è esaurita. Non c’è nulla per cui cantare.
La depressione avanza, ma il prossimo decreto allungherà il periodo di detenzione. Allegria!