“Non si può sentire”. È la nuova formula magica con la quale i chierici del politicamente corretto fanno sparire ogni forma di dissenso. Perché loro, i bravi difensori del pensiero unico obbligatorio, non censurano. Macché, si limitano ad impedire che un pensiero libero possa venir diffuso. E spiegano, con il consueto fare aggraziato, che quello che stai sostenendo “non si può sentire”. Merita la lettera scarlatta.
E vale per ogni argomento. Andrea Zalone (da non confondere con Checco Zalone) nel programma di Crozza è diventato il simbolo di questo sistema per irridere l’avversario, renderlo un mostro e, in definitiva, metterlo a tacere. Nella veste di finto intervistatore dei personaggi imitati da Crozza, Zalone è il portatore sano del pensiero unico obbligatorio. E ribadisce di continuo che “non si può sentire” un’affermazione non politicamente corretta sui migranti, sul sesso, sul diritto all’autodeterminazione dei popoli, sul dovere di essere servi dei banchieri e degli americani.
“Non si può sentire” chiunque metta in dubbio le verità rivelate dal potere. Ma, perlomeno, Zalone fa il censore in un programma che si vorrebbe comico. Invece nei programmi televisivi i conduttori ed i giornalisti si prendono sul serio quando, dal basso della propria ignoranza e del loro servilismo, bacchettano gli ospiti che non si allineano al verbo di regime.
Poco importa se il conduttore non conosce l’argomento e se l’ospite ha, sul tema in discussione, una approfondita preparazione. Se osa contraddire le parole d’ordine del regime viene prontamente redarguito e liquidato dall’immancabile “non si può sentire”.
Con la certezza che nell’arco di pochi minuti si scatenerà il branco dei lacchè del potere. Tutti impegnati ad insultare il malcapitato che ha provato a manifestare un pensiero libero. Tutti indignati a comando. E pazienza se i lacchè del web sono dei somari conclamati. Se il regime chiama, si trasformano in tuttologi. Pronti a ribadire che “non si può sentire” chi mette in dubbio la correttezza degli arbitri di calcio; “non si può sentire” chi sostiene che, nello sport, far gareggiare tra le ragazze anche gli uomini che si sentono donne sia un’assurdità che penalizza proprio le ragazze oltre che il buon senso; “non si può sentire” chi osa mettere in dubbio il ritrovato ruolo di prestigio internazionale dell’Italia grazie a Sua Divinità Mario Draghi.
C’è solo l’imbarazzo della scelta. Dal prezzo dell’energia alla coltivazione biologica a fianco di una discarica abusiva, dalle retribuzioni alle menzogne sulla guerra, dagli attentati alla storia, dalla musica al cinema: esiste una sola verità e tutto il resto “non si può sentire”. E “non si può sentire” che qualcuno osi parlare di censura.