Di fronte alla protesta dei medici, i chierici del politicamente corretto scoprono che i sanitari italiani pubblici sono pagati poco e male rispetto ai colleghi europei. E per questo scelgono la libera professione o si trasferiscono all’estero. Qualcuno, in Valle d’Aosta e nell’Ossola, preferisce fare il medico transfrontaliero, spostandosi in auto o in treno per pochi giorni in Svizzera (con un viaggio che dura meno rispetto all’attraversamento di Milano o Roma) e guadagnando molto più che in Italia.
Tutto vero. Come è vero che i medici di base si sono ridotti a compilatori di ricette, che il numero chiuso all’università è stata una boiata pazzesca.
Peccato che il problema della scarsa retribuzione non riguardi solo i medici ma, praticamente, tutte le professioni e tutti i lavori in Italia. Con l’eccezione dei top manager aziendali, strapagati anche e soprattutto quando mandano in rovina le aziende che gestiscono.
Giorgia Meloni sostiene che la pessima manovra appena varata è una manovra con un chiaro indirizzo politico. Dunque è chiaro che il nuovo governo considera come “ceto medio”, da proteggere almeno in minima parte, esclusivamente il popolo delle partite Iva. Per tutti gli altri, nella manovra, non c’è assolutamente nulla. Solo un aumento del prezzo della benzina, l’ideale per rilanciare i consumi e per favorire le famiglie. E per i pensionati anche il furto di Stato del Qr code per pagare i bollettini delle utenze, con l’eliminazione degli sconti per gli anziani.
Ma il governo non vuole neppure imporre un salario minimo. Perché, evidentemente, bisogna lavorare con retribuzioni sempre più basse ed orari sempre più lunghi. E, dopo, organizzare convegni per cercare di comprendere le strane motivazioni che portano i giovani, i professionisti e non solo i medici ad andarsene all’estero.
D’altronde Meloni è in buona compagnia. Da un lato il presidente di Confindustria, Bonomi, che non vuol concedere un centesimo in più ai lavoratori dell’industria. Dall’altra il presidente di Confcommercio, Sangalli, che finge di ignorare il basso livello salariale nei negozi e nei centri commerciali ma poi si lamenta se i consumi si riducono. Non si capisce chi dovrebbe farli ripartire, i consumi, al di là delle partite Iva. Anche perché, in prospettiva, la situazione è destinata a peggiorare. È vero che, forse, l’inflazione ridurrà la velocità di crescita. Ma continuerà ad aumentare mentre salari e pensioni non vengono adeguate in egual misura. Dunque il potere d’acquisto si ridurrà ulteriormente.
Ma i soldi per fornire le armi a Zelensky si troveranno comunque. Magari a spese dei pensionati o con le accise sulla benzina.