Darmstadt oggi è una città di circa 160.000 abitanti situata nella regione dell’Assia, in Germania.
Alla fine del secondo conflitto mondiale fu sede di uno dei principali campi di prigionia americani che raccoglieva oltre 24.000 prigionieri tedeschi.
Nel 1946, su richiesta del collegio di difesa del processo di Norimberga, vi fu costituito in gran segreto un comitato di avvocati internati che raccolsero le dichiarazioni giurate di circa seimila prigionieri a proposito delle violazioni delle leggi e delle regole di guerra da parte degli Alleati.
Ne scaturì il cosiddetto “Memorandum di Darmstadt”, accuratamente compilato in sei copie, che Herman Göring avrebbe dovuto presentare al Tribunale Militare Internazionale di Norimberga nel suo discorso di chiusura previsto per il 5 luglio 1946.
Il tribunale si rifiutò di accettare quel documento che fu sequestrato e distrutto. Ciò non impedì che una copia uscisse clandestinamente dal campo e che fosse pubblicata nel 1953 in Argentina.
Il documento è stato recentemente, e per la prima volta, tradotto in italiano, e pubblicato dall’associazione culturale Italia Storica di Genova con il titolo “1945 Germania anno zero. Atrocità e crimini di guerra Alleati nel ‘Memorandum di Darmstadt’” (pp. 544, €36,00).
In merito al suo lavoro di ricerca Massimo Lucioli, curatore del volume che si è occupato come ricercatore anche dei crimini delle truppe coloniali francesi in Italia, le tristemente famose “marocchinate”, ha dichiarato all’agenzia ADN Kronos: “Il libro esce adesso perché ho reperito il Memorandum soltanto un anno fa e non era mai stato tradotto in italiano. Mi è sembrato notevole e ho provveduto a farlo tradurre e a fare un’introduzione di carattere storico. Si tratta di un argomento di interesse perché ritengo che la dicotomia vada un po’ rettificata per dimostrare che non tutto il bene era da una sola parte e tutto il male dall’altra. Quella perpetrata dagli Alleati è stata una violenza enorme e oltretutto gratuita e le testimonianze, mai prese in considerazione, di 6.000 soldati offrono un quadro davvero sconvolgente”.
Il libro elenca gli eccidi dei tedeschi etnici in Polonia nel 1939, le uccisioni dei prigionieri di guerra da parte sovietica prima – spesso con casi di torture e mutilazioni – e Alleata poi, le violenze sessuali e le brutalità contro i civili dei soldati Alleati, nonché gli stupri di gruppo e i massacri di massa sovietici nelle province orientali della Germania nel 1944-1945, sino all’applicazione delle draconiane misure punitive del piano Morgenthau e della direttiva JCS-1067 statunitense contro le “forze nemiche disarmate” tedesche nei campi di prigionia in Germania e Francia e contro la popolazione tedesca stremata dalla guerra.
Corredano il volume una serie di immagini raccolte da Andrea Lombardi che fanno di questo testo un documento destinato a chi nutra un sincero interesse sull’argomento e abbia lo stomaco robusto.