“Che giornata grigia…. almeno piovesse. Invece così… fa proprio miseria…” mi dice la fornaia, mentre sto prendendo la, solita, grossa, pagnotta che mio figlio divora quotidianamente.
Già… proprio grigia, anzi plumbea… decisamente uggiosa.
Fa abbastanza freddo… abbastanza, non troppo però. Posso stare con la porta finestra del terrazzo aperta, e godermi l’aria che pulisce la sala dagli odori di cibo. E dal fumo. È primavera, in fondo. Il primo giorno di aprile. E dai rami degli alberi, dai cespugli, giungono canti e trilli di ogni tono. Hanno iniziato già ben prima dell’Aurora. Una invocazione, più che un saluto, al Sole. Da parte delle stirpi canore, come le ha chiamate D’Annunzio.

Come dicevo, l’aria è fredda. Ma è un freddo diverso da quel gelo che ci attanagliava solo qualche settimana fa. Era ancora un freddo invernale, che tendeva ad irrigidire tutte le cose. A cristallizzarle. Perché questo è, in fondo, l’inverno. Cristalli. Perfette geometrie di cristallo. Come i fiocchi di neve. E tutta la terra, in quella stagione, non è che cristallo, neve, gelo risplendente….
Ora è tutto cambiato. Nonostante la poca pioggia caduta sino ad oggi (ma questo cielo fa ben sperare…) i prati sono ormai sempre più verde smeraldo. Qualche giorno fa siamo stati ad una malga, 1600 metri di altitudine. Ancora chiazze di neve intorno. Ma l’erba splendeva di nuova vita.
Mi era sembrato, quasi, di intravedere, tra quei prati, Jack Frost, lo spirito folletto dell’inverno, aggirarsi contento. Per lui sta, secondo la leggenda, arrivando il tempo del riposo. Dopo una lunghissima stagione a disegnare foglie e ragnatele di gelo sui vetri delle finestre…. e a combinare beffe, a volte pericolose, con il ghiaccio sulle strade.
Fantasie, naturalmente. O meglio, sogni ad occhi aperti di inizio primavera. Perché ogni stagione ha il suo sogno. E i suoi Spiriti. Che ora aleggiano intorno a noi. Nel vento ancora freddo. E sotto un cielo di nubi. Ma hanno il volto mutevole, e la leggerezza, di Ariele. Come nel dipinto di Botticelli. Che nella Tempesta di Shakespeare, è Spirito dell’aria. Gentile, come la Natura nella stagione della rinascita. Così lo definisce il Mago Prospero. Eppure è lui che scatena la Tempesta che dà inizio, e titolo, a questa strana commedia. Strana e… magica.
Perché Ariele può essere pieno di grazia. E di movenze femminee e sensuali. Tant’è che Giorgio Strehler lo fece interpretare ad una evanescente, e seducente, Giulia Lazzarini. Ma può anche scatenare una potenza terrificante. Perché Ariele, nella mistica giudaico-cristiana, è l’Angelo della potenza, che governa gli elementi naturali. Così ci dice in “De occulta philosophia vel de Magia” Agrippa di Nettensheim. E così, soprattutto, dice sir John Dee. E lui, John Dee, è il modello del Prospero shakespeariano.
“Aprile è il mese più crudele…” T.S. Eliot, ne “La Terra desolata”, coglie davvero l’atmosfera di questi momenti dell’anno. La lotta nella terra per la rinascita. Per infrangere il sepolcro di cristallo invernale. Lotta che non è mai indolore.
Mescola memoria e desiderio. Sempre Eliot. Ed è come vivere sospesi. Tra il passato. E il futuro… il senso della fuga del tempo si acuisce. La memoria spesso reca con sé il dolore. Per ciò che non è più. Per ciò che è andato perduto.
E il desiderio è come una febbre… una sorta di ansia. Che pervade la terra in germoglio. E si trasmette al nostro corpo. E alla nostra anima, o psiche… o quello che è.
I fiori, la fioritura delle piante, rappresentano una promessa. E suscitano aspettativa e desiderio. Sono splendenti di colori e sfumature, dopo tanto grigiore. Flora (ancora Botticelli) sparge fiori dal suo grembo. E risveglia desideri. Aspettative. Ma Ariele, nel vento, può mutare d’improvviso umore. E spazzare via i petali con un soffio gelido.
L’attesa è ansia. Si placherà, forse, solo con il mutare del fiore in frutto…
“Che tempo grigio – aggiunge la tabaccaia, mentre mi porge un pacchetto di trinciato – speriamo che piova finalmente… e che non faccia uno scherzo come lo scorso anno… nevicò. Proprio in questi giorni…”
Speriamo bene, dico uscendo.
Speriamo che Ariele non sia irritato. O in vena di beffe. È uno spirito bizzoso.
Ho, senza volere, parlato a voce alta . La tabaccaia resta interdetta. Poi si mette a ridere.
Che tipo strambo, avrà pensato… ma è tutta colpa di questa strana primavera…