La stanza è buia. Solo le luci dell’Albero di Natale illuminano in modo intermittente angoli di mobili, particolari di decorazioni, oggetti… Trasfigurati dall’oscurità. E dal rutilare dei colori delle luminarie…
È notte fonda. Una fredda notte di inizio Dicembre. Mi ha svegliato…un rumore. Ho il sonno leggero come quello di un gatto. E, dentro di me, impreco. Domani è l’8, la Madonna, o meglio l’Immacolata. E non devo andar al lavoro. Sento che mio figlio, nell’altra stanza, dorme profondamente. Per fortuna.
Comunque, mi è passato il sonno. Mi siedo sul divano. Prendo la pipa. A tentoni la carico (di Gris Caporal, caro Bartolo) e la accendo. In fondo è l’occasione per starsene un poco tranquillo. A fumare. In silenzio. In questa tenebra intervallata da luci scintillanti ed effimere. Una bella sensazione. Come…di libertà.
Fumare la pipa in solitudine. E approfittare del buio, per lasciare vagare il pensiero. Senza un oggetto. Senza una meta.
Mi rilasso. Vi è anche una insonnia rilassante. Che fa bene ai nervi e all’umore. Basta non opporvisi. Non cercare di riprendere sonno a tutti e costi. Condannandoci da soli a rigirarci per ore nel letto. Col solo risultato di diventare idrofobi. E di alzarci, poi, sfiniti. Basta lasciare le cose come stanno. Abbandonare la presa. Non attendere nulla.
Davanti a me, però, qualcosa si muove e sguscia via veloce. Poi… si spalancano, improvvise, due luci. Verdi. Verdissime. Come smeraldi nella penombra. L’impressione è forte. Anche se so benissimo di che cosa si tratta. Li ho riconosciuti. Sono occhi di gatto. Di uno dei miei gatti. Per l’esattezza quelli di Simba. Il più piccolo. Ha appena compiuto sette mesi. È, probabilmente, il prodotto di un incrocio con un Abissino. Pelo corto, maculato, arancio che volge al rosso. Orecchie lunghe e appuntite. Coda lunghissima, arrotolata, con la punta bianca. E, naturalmente, occhi verdi. L’unica cosa che distinguo. Il resto…è solo ombra nell’ombra.
Sta lì, davanti a me. E mi fissa. È notturno, come tutti i felini. E la notte è il suo regno. Sembra…stupito. Non è abituato a vedermi in giro per casa a quest’ora. E al buio, per di più. Probabilmente ho disturbato le sue indagini. È il suo primo Natale, e i palloncini dell’Albero, le luci, esercitano su di lui un’attrazione irrefrenabile. Non parliamo del Presepe. Sembra essersi convinto che io abbia messo su la Capanna come cuccia per lui…
Però ora se ne sta lì. Immobile, come solo i felini riescono a stare. E mi fissa, con questi enormi occhi verdi. Enormi e…antichi. È solo un cucciolo, certo… Eppure, nel suo sguardo vi è qualcosa senza tempo. E che sembra giungere da profondità, abissi insondabili. E irraggiungibili.
È un momento…strano. Sono in una sorta di veglia sospesa. Il mondo onirico è ancora lì. Presente dietro un diaframma di coscienza diurna particolarmente sottile. E fragile. Quegli occhi di gatto bastano a far cadere il velo. Il mondo dei sogni, la fiaba, fa irruzione. E si impossessa della sala oscura. È intorno a me. E, al contempo, in me. Perché il dentro e il fuori non sono più definiti. Per dirla con Snelling, citato un po’ a casaccio, il soggetto e l’oggetto , l’io e il mondo, non sono più enti separati…
Gli occhi, verdi, di Simba evocano storie. Narrazioni. La Dea Bastet, Donna e Gatta. Il cui sguardo ti può rapire. E l’antro della Strega. Bellissima, in alcuni racconti popolari. Incantatrice. Come la Circe omerica.
E ancora i racconti, inquietanti, di Edgar Allan Poe. E….
Frammenti, certo. Di letture, fantasie dimenticate, memorie… Gatti del mio passato. E Donne, amate, desiderate, anche solo intraviste per un attimo.
Si affollano tutti, ora, intorno a me. In questo mio dormiveglia…
Poi…
I minuti, le ore del tempo ordinario hanno, evidentemente, continuato a scorrere. La stanza è meno buia. Adesso. Un qualche, vago, lucore comincia ad entrare dalla finestra. Sarà un’alba grigia e fredda a quanto pare…
Simba, ora, si avvicina. E comincia a farmi le fusa. Miagola. E arrivano anche gli altri due. Birbo, il vecchio selvaggio. E la timida Kira. Mi si affollano intorno. E i sogni, sempre che tali fossero, svaniscono.
Ho capito. Loro ritengono sia il momento della colazione..