I miei studenti hanno occupato il Liceo. Entrati nottetempo, scavalcando la cancellata, ne hanno preso possesso. Esposto striscioni e manifesti con le loro rivendicazioni, e dormito (si fa per dire) all’interno. La mattina, arrivando, bidelli e insegnanti hanno trovato le catene sul cancello d’ingresso. E, dentro, una allegra banda festante di giovani che mangiavano, suonavano la chitarra, giocavano a calcio nel cortile….
Nessuna sorpresa. Dopo due anni di sosta causa pandemia, si tratta di un ritorno alla normalità. L’occupazione autunnale è un rito radicato, ormai, e già da alcuni giorni avevano iniziato gli Istituti del centro città. Quelli storici della contestazione sessantottina. Gli altri, sono venuti a ruota.
Per altro lo sapevamo. I moderni rivoluzionari avevano preventivamente informato il Dirigente del Liceo. E, a quanto mi risulta, preso accordi anche con la limitrofa stazione dei carabinieri. Notevole, avevo fatto rilevare loro. È come se i giacobini avessero chiesto il permesso a Luigi XVI di andare alla Bastiglia. O Lenin avesse informato lo zar Nicola che, tra un paio di giorni, avrebbe assaltato il Palazzo d’inverno.
“Sì, vabbè prof – mi dice il Boro, ovviamente in prima fila al di là del cancello – ma quelli erano altri tempi…”
Già altri tempi. E altri uomini, soprattutto. Nel bene e nel male, per carità. Allora, la Rivoluzione, per citare Mao, non era un pranzo di gala. E, chioso modestamente io, neppure una settimana di vacanza.
” Ma noi c’avemo delle ragioni. Delle rivendicazioni”
Leggo il manifesto, scritto a pennarello, che hanno appeso all’ingresso. Una pappardella cotta e ricotta. Palesemente non è farina del loro sacco. Scarsi investimenti per la scuola… Diritto allo studio… Sicurezza… Democrazia….
Glielo ha scritto qualcuno. O dettato. Tant’è che la Municipalità si è premurata di fare arrivare il suo sostegno. Morale e ideale. Municipalità governata dalle stesse forze politiche che governano la città, la provincia, la regione, lo Stato. E che, quindi, plaudono ad una protesta che dovrebbe, in linea puramente teorica, essere diretta proprio contro di loro.
Comunque, è inevitabile. Il gioco delle parti di un paese ove non esiste alcuna opposizione politica rappresentata.
Tant’è che nulla, in quel manifesto, si dice di due anni di vita rubati. Dell’imposizione, insana e umiliante, delle mascherine. Della finzione di scuola rappresentata dalla DAD. Del ricatto sociale. Della distruzione di ogni forma di vera democrazia, e della negazione dei diritti civili e umani più elementari.
Lo faccio presente ad un gruppo di occupanti.
Mi guardano senza capire. Sarà l’effetto della Dose booster. O del telegiornale, che è anche peggio.
“Ma prof. c’è il Covid!” mi dice una ragazza…
Ah, già… c’è per fare lezione normalmente in aula, per salire su un treno, per partecipare ad una manifestazione contro le politiche oppressive poste in atto… Ma non per festeggiare la nazionale, ammassarsi allo stadio, ammucchiarsi lietamente nelle aule della scuola occupata…
Guardo i loro occhi. Continuano a non capire. Mi vedono come uno strano…
Non è il vaccino. E forse neppure il TG. Sono stati anestetizzati alla logica da tempo. Già nel ventre materno. Per loro la libertà è andare al pub il Sabato sera. Poter fare le vacanze al mare. Andare al cinema. E se il Governo vuole che si facciano vaccinare per questo, allora va bene. Sono contenti della generosa concessione. Non si pongono domande. Non sul Virus e i vaccini. Su cose ben più importanti…
Ma non è colpa loro. Loro sono dei bravi ragazzi, in fondo. Che stanno venendo tenuti, forzatamente, in uno stato di perenne immaturità. Dai genitori. Da noi insegnanti. Che, fuori scuola, riuniti in capannelli, parliamo della Terza Dose. E della prospettiva di tornare presto in DAD. Per molti rosea…
Scuoto la testa. Inutile. Saluto il Boro e i coatti.
“Mi raccomando ragazzi. Copritevi bene. La notte comincia a far freddo e il riscaldamento è spento…”
“Grazie prof. Ma tanto siamo d’accordo col Preside che si va avanti sino a Giovedì. Così Venerdì fanno la disinfestazione. E, poi, Sabato sera abbiamo altro da fa’…”
Esattamente quello che disse Lenin a Trotsky nell’autunno di oltre un secolo fa…
1 commento
Intanto, i cari studenti, mentre si affollano come anche, qualche giorno fa, i buonisti di Ascanio Celestini ad abbracciare Mimmo Lucano, permettono l esclusione di mia figlia dalla scuola,dal 6dicembre, giacché non potrà più accedere ai due autobus che coprono la distanza tra scuola e paese di residenza,non colmabile a piedi o in bici(ah,neppure in monopattino…).
Non credo,infatti, la scuola abbia ricevuto il permesso,da Stalin, di concedere la DAD,dato che ciò non permettere di raggiungere lo scopo subdolo,e nemmeno tanto, di firmarsi l obbligo surrettizio o far guadagnare altri sottoponendosi a TSO ogni 48 ore.Non ho avuto risposte,da chi sta lottando anche per me, sul come procedere,perché,pur navigando nelle stesse torbide e tempestose acque, non ci troviamo tutti nella stessa condizione.
Dunque chiamerò la squola,per sentirmi confermare ciò che ho dedotto da me.Ma il punto è che non sono io quella che ora lo deve accettare.
E forse è anche per questo che,delle ridicolaggini dei ragazzi,provo oramai troppa insofferenza.Infatti a 15 anni, tolleravo e comprendevo i miei coetanei, ma ora non ne provo più neppure pietà.No, perché chi permette l esclusione di un suo pari, concretamente nel quotidiano,mentre si riempie(gliela riempiono…)la bocca di inclusione,non può più essere compreso.